L’amico gli sporca l’auto e lui cerca di investirlo. Ventenne a processo con l’accusa di tentato omicidio. Il pm chiede 5 anni
Tentato omicidio: questa la pesante accusa che pende sul capo di un novarese poco più che ventenne, protagonista una sera d’ottobre di due anni fa di un movimentato episodio accaduto nella zona nord della città. Era passata la mezzanotte quando un terzetto di amici (il ventenne proprietario dell’auto, un suo amico e una ragazza) tornano a casa da una festa, tutti a bordo della vettura del ventenne. Gli animi, in realtà, si erano già surriscaldati per una precedente discussione ma il culmine si è raggiunto quando l’amico, che stava mangiando un panino, sporca il sedile dell’auto. La situazione degenera: il ventenne blocca la macchina, gli altri due scendono e lui risale in auto, ingrana la marcia e cerca di investire la coppia. Questa, almeno, la ricostruzione dell’accusa, che poi ha chiesto la condanna del ragazzo a 5 anni di reclusione perché “ha tentato di investire a distanza ravvicinata due persone a piedi – ha sostenuto il pubblico ministero – e il tentativo non è stato uno solo ma tre, e l’ultimo è stato sventato dal fatto che ci fosse un marciapiede”. “Fondamentalmente – ha aggiunto – non è successo nulla (nessuno ha riportato lesioni e i due ragazzi non si sono costituiti al processo, ndr) ma la vicenda avrebbe potuto avere un epilogo diverso”. Per la difesa l’intera vicenda sarebbe andata in modo diverso. “Che l’auto sia un mezzo idoneo per causare la morte è pacifico – ha sostenuto il difensore – Ma ha percorso tre metri, a velocità bassa e c’era il marciapiede di mezzo. Impossibile pensare con quel tipo di utilitaria, un vecchio modello, di riuscire a salire; non solo: i due ragazzi si erano anche picchiati, l’altro aveva rotto un finestrino dell’auto, e, poi quando la macchina si è fermata contro il marciapiede, l’altro ragazzo, anziché fuggire come ci si aspetterebbe da una persona che ha paura di essere investita, è sceso dal marciapiede più volte, lo ha sfidato e aizzato e con un calcio ha sfondato il parabrezza. Non scappa affatto, evidentemente non si sente in pericolo, anzi lo provoca. La ragazza poi era anche protetta dalle transenne. Siamo certi, siete certi, che il ragazzo abbia veramente messo in atto gesti e atti tali da provocare la morte?”. Ed ha concluso con la richiesta di assoluzione dall’accusa di tentato omicidio, quantomeno con la formula dubitativa. Si torna in aula ad aprile per la sentenza.