Nell’ultimo anno, è cresciuta l’occupazione in Piemonte, trainata dall’agricoltura, dal commercio e dalla ristorazione. Mentre risulta molto penalizzato il lavoro autonomo, specie tra gli uomini.
Secondo l’Istat, in Piemonte si contano rispetto allo stesso periodo di un anno fa 14 mila piemontesi in più occupati. Sale così di quasi un punto percentuale il tasso di occupazione, che si assesta sul 63,9%.
Alla crescita dell’occupazione contribuisce il lavoro dipendente in agricoltura e, soprattutto, nel ramo commercio, alloggio e ristorazione, che risulta in sensibile espansione (+ 23.000 posti di lavoro), mentre permane critica la situazione nelle costruzioni (- 8.000 addetti), ristagna il dato dell’industria manifatturiera, e mostra un contenuto regresso (- 3.000 unità) il comparto allargato dei servizi non commerciali.
Nel lavoro autonomo, il settore secondario registra una secca contrazione di 20.000 indipendenti, che è responsabile del saldo negativo degli uomini occupati (- 4.000 addetti), mentre l’aumento rilevato si concentra fra le lavoratrici (+ 17.000 unità).
Il Piemonte accorcia il gap che la separa dalle altre regioni del Nord, mantenendosi comunque ancora di quasi due punti sopra la media del Settentrione (7,8%).
Se le stime Istat confortano, confermando un progressivo allentamento della morsa della crisi, le dinamiche rilevate dai flussi occupazionali non mancano di evidenziare la debolezza della ripresa.
Stando infatti ai dati registrati dal sistema delle comunicazioni obbligatorie (che rilevano il numero di contratti attivati e conclusi), nei primi sei mesi del 2016 la domanda di lavoro mostra in Piemonte un cedimento, con una caduta di oltre 38.000 procedure di assunzione rispetto al medesimo periodo del 2015, pari al – 13,1%, che passa a – 28,3% se si tiene conto solo dei tempi indeterminati.
I dati confermano la debolezza delle costruzioni e dell’industria manifatturiera e la migliore tenuta del commercio e dell’agricoltura, in linea con le risultanze Istat. Resiste meglio alla flessione la componente straniera (-8%), sostenuta dalla dinamica dell’agricoltura (+6,6%) e del lavoro domestico (-1,4%)
In controtendenza l’apprendistato, tornato appetibile e stabilizzato dal punto di vista normativo grazie al nuovo testo unico regionale che disciplina in modo organico la materia.