In Italia, in due anni, è sorta una nuova città, non una metropoli, ma un centro di medie dimensioni, con più di 150 mila abitanti. E’ la città che ospita i 73962 migranti arrivati quest’anno, che si uniscono ai 73167 approdati in Italia, dalle coste del Sud, nel 2014. Il Piemonte ne dovrà ospitare altri 1326, come da nuova distribuzione prevista dal Ministero degli Interni.
L’assessore regionale, proprio in questi giorni, ha scritto alle Prefetture piemontesi affinchè radunino i comuni di ciascuna provincia chiedendo che l’accoglienza venga equamente ripartita su tutto il territorio.
“Sono solamente 795 i migranti in più che sono arrivati in Italia rispetto allo scorso anno. Un dato che conferma quel che stiamo dicendo da tempo: non siamo di fronte a una vera e propria emergenza“, dice l’assessore regionale all’Immigrazione Monica Cerutti. Se questa non è un’emergenza allora che necessità ci sarebbe di ampliare la rete dell’accoglienza??? In realtà, anche a Novara gli arrivi di queste persone sono continui e al di là delle azioni che possono anche tamponare la situazione (vedi l’impiego di alcuni, pochi, migranti nel volontariato, come succede in città), sarebbe più opportuno guardare un po’ più lontano di quanto non si stia facendo oggi.
Qualche numero: il nuovo riparto previsto per il Piemonte è di 718 migranti più la quota residua di 608 per un totale di 1326 migranti da accogliere. Ad oggi il totale delle presenze in Piemonte è di 5.174 migranti.
Al 30 aprile 2015 in Piemonte erano presenti 307 minori stranieri non accompagnati, il 3.7% del totale presente sul territorio nazionale, distribuiti in 51 strutture.
Inoltre dal 1 gennaio 2015 al 31 maggio 2015 i profughi che hanno ricevuto una risposta dalla Commissione territoriale piemontese in merito alla loro richiesta di asilo sono 738, di questi 122 hanno ricevuto lo status di rifugiato; 72 hanno ricevuto lo status di protezione sussidiaria; 177 di protezione umanitaria; e in 349 casi la domanda di protezione internazionale è stata rigettata.
Prima domanda spontanea che sorge: questi 349 migranti a cui la commissione ha negato lo status di rifugiato e qualunque altro status che fine faranno? Se state pensando che vengano rimpatriati, non è così. Queste persone presenteranno (o l’hanno già fatto) un ricorso e attraverseranno tutti i gradi di giudizio. Soltanto a quel punto, quando l’iter giuridico sarà concluso, potranno eventualmente essere rispediti, sempre che queste persone nel frattempo non si siano “rifugiate” altrove, lasciando la provincia a cui erano stati inizialmente assegnati e vagando di territorio in territorio, con la speranza di non essere beccati.
Seconda domanda: qualora tutti i richiedenti, ipotesi assurda, dovessero alla fine ricevere lo status di rifugiato politico, e quindi potessero rimanere lecitamente in Italia, dove sarebbero collocati? E come potrebbero vivere? Dove si potrebbe trovare un lavoro per queste decine di migliaia di persone a fronte di una crisi occupazionale pesantissima che sta logorando anche gli italiani?
E’ verità decisamente condivisibile quella che sostiene si tratti di casi umani, ma non è trovando a queste persone un lavoretto di volontariato che si risolve il problema. Perchè non si vive di volontariato, perchè terminato questo periodo e concluso l’iter giuridico per arrivare allo status di rifugiato politico, queste persone si troveranno allo sbaraglio, abbandonate da un Paese che sta vivendo difficoltà enormi, e non a causa della loro presenza e del loro arrivo, ma di una perdurante crisi che sta affliggendo l’Italia e gli italiani. Difficoltà che, comunque, si ripercuoteranno anche su di loro, perchè sarà un problema trovare 150 mila posti di lavoro (una cifra destinata a crescere fortemente nei prossimi mesi e anni se non si darà una svolta alla gestione dell’emergenza).
Intanto, anche a Novara, le strutture che hanno optato per l’accoglienze sono sature. Si cerca di riparare individuando appartamenti ed alloggi sporadici “di fortuna”, anche se, alla luce dei nuovi annunciati arrivi, c’è da aspettarsi che, contrariamente a quanto sostiene l’assessore regionale Cerutti, una vera e propria emergenza occorrerà presto affrontarla.
E’ così dunque che si crea integrazione???