Al Presidente di Confartigianato VCO
Buon giorno Sig. Giovanardi
mi scuso per aver usato una testata giornalistica locale per poterle fare avere questo messaggio, pare che contattarla sia difficilissimo, si erge un muro di protezione che neppure alla Casa Bianca hanno. Le scrivo oggi perchè mi sono resa conto che se non alzi la testa e non fai sentire la tua voce forte e chiara, l’unica scelta che hai è morire. Le racconto una storia se ha la bontà di voler ascoltare. Sono stata dipendente della Confartigianato di Novara, dall’agosto 2012 fino al dicembre 2013. Un periodo per me, non nascondo, meraviglioso. Amavo il mio lavoro e le mie colleghe, e credo di non aver mai avuto un giorno nel quale non mi sono alzata con gioia per andare in ufficio.
Nel giugno del 2013 mi sono ammalata. Per uno scompenso cardiocircolatorio, mi sono dovuta ricoverare in ospedale, e seguita da bravi medici, mi sono ripresa. Non posso fare la maratona, ovviamente, ma posso ancora lavorare come contabile, perchè il mio cuore ora sta decisamente meglio e questo problema non ha intaccato il cervello, che funziona più che perfettamente. Dopo essere rientrata dalla riabilitazione, la prima cosa che ho creduto indispensabile fare è andare dal direttore e rassicurare che questa mia disavventura non avrebbe sicuramente avuto ripercussioni sul mio lavoro. Sono stata trasferita da Novara a Oleggio, a fare il tappabuchi, perchè una collega piangeva disperata per essere stata mandata in quella sede, mentre avrebbe preferito essere trasferita a Novara.
Con certezza posso confidarle che la maggior parte delle colleghe non hanno apprezzato la collega e che ci sono stati episodi di alterco che, evidentemente, non sono stati reputati degni di nota. Io ci sono arrivata a luglio del 2013, e ho trovato qualche iniziale perplessità, in virtù del fatto che erano davvero timorose di avere ancora una brutta esperienza. Con le settimane e non senza il buon carattere che possiedo, sono riuscita a intrattenere rapporti più che ottimi e quindi lavorare in un ambiente sereno. Ho evitato persino di far cadere i fogli di carta, per evitare di essere rumorosa, ho lavorato in silenzio a testa bassa, facendo il mio dovere, con la spada del contratto a termine sempre in bilico sulla mia testa, perchè speravo di essere presa in considerazione.
Ho dato una mano in momenti di stress, sa bene quanto sia stressante lavorare con le scadenze. Pensa che sia servito? Mio marito è disoccupato e il mio lavoro era l’unico sostegno di una famiglia con un ragazzo in età scolare, ero io che pagavo il mutuo, le bollette, la spesa, le mie cure. Ma, a dicembre del 2013, mi viene detto che, a causa della crisi, non mi verrà rinnovato il contratto, ma che se fossi riuscita a sfruttare un paio di mesi di sussidio di disoccupazione, nel periodo del picco dei 730, sarei stata richiamata. Oltre a ciò mi è stato consigliato dal direttore di fare richiesta di invalidità, perchè sembrava che, assumere una disabile con la Legge 68/99 fosse più facile e meno oneroso. Due mesi di sussidio: da 1200 euro circa a 615 euro. Che vengono sgrassate ogni 6 mesi del 15%, quindi, sempre meno. Pensavo che quattro soldi da parte c’erano e che due mesi si poteva resistere. Sono trascorsi quattro mesi invece e non sentendo nessuno, mi sono permessa di contattare il direttore che mi racconta che c’è la crisi e che ahimè per ora non può fare nulla.
Tengo a precisare che, nello stesso istante in cui io ho perso il lavoro, una collega trentenne ha avuto la fortuna di vedersi assunta a tempo indeterminato e quella che ho sostituito ad Oleggio ha avuto l’ennesimo rinnovo del contratto. La crisi pare la scusa migliore per dirti, senza palesemente offenderti, che non ti vogliono più e che non servi perchè hai una disabilità che, forse, mette ansia. Perchè al di là di quello che vogliono far credere, una invalidità non è assolutamente un vantaggio per chi la porta addosso. E’ una maledizione che limita tantissimo, sopratutto nel mondo del lavoro. E sa come si chiama? Discriminazione, pregiudizio.
Le pratiche per l’invalidità tanto urgentemente richieste dal direttore vengono espletate e mi viene riconosciuta una invalidità al 50% con mansioni impiegatizie, così come già alla Confartigianato (cito testualmente). Sono passati 16 mesi. Un periodo lunghissimo di ricerca di lavoro, di pellegrinaggi in ogni posto possibile, di umiliazioni alla ricerca di una occupazione decorosa e dignitosa, perchè quando sei alla ricerca di un lavoro disperatamente vieni in contatto con la feccia più putrida che esista al mondo. E ora, lei, ovviamente, si chiederà: cosa vuole da me? Nulla. Lei è diventato Presidente da poco, sostituendo una persona buona e coscienziosa che, per una malattia grave, non è più sulla terra. Ma quello che mi preme dirLe è che quando si occupa una poltrona così importante come quella del responsabile del personale, oltre ai conti e ai profitti, si dovrebbe tenere presente che non si può umanamente lasciare senza lavoro una donna di 53 anni con un marito disoccupato. Perchè a 53 anni il lavoro non lo troverai mai più e se, oltre alla ricerca di qualcosa che non esiste, devi anche mettere in conto che il tuo lavoro fa parte di una categoria “protetta” dovrai prendere atto del fatto che morirai di fame. Io ho perso la mia casa, fra qualche giorno dovrò trovare un posto dove stare, come crede riuscirò a trovare una casa senza una busta paga che assicuri la mia solvibilità?
Continuerò a inviare il mio curriculum accompagnato dalle belle referenze che mi sono state rilasciate con un solo cruccio, non averle avute da qualche politico locale o non essere amica di amici, che spendessero una parola buona nei miei confronti. Da oggi è iniziata la mia marcia alla ricerca di qualcuno che ascolti quello che le ho scritto, di giornali, di trasmissioni televisive, di qualcuno che si renda conto di quanta disperazione porta perdere il proprio lavoro, ma peggio perderlo, non perchè non lavori e sei una fannullona, perderlo solo perchè il destino non ti ha aiutata, e come mi ha detto la mia responsabile, non sei stata al posto giusto al momento giusto, un po’ di fortuna! Di quanto sia devastante vivere con nulla, provi ad immaginare se, improvvisamente a casa sua non entrasse più un centesimo, provi. Perchè non è umano difendere gatti e cani e fare campagne di sensibilizzazione per chiunque entri in Italia e dimenticare le persone come fossero invisibili, senza neppure pensare che, forse, al di là delle belle lettere di referenze qualcuno merita anche di essere preso in considerazione solo perchè lo merita. Sono le persone che il loro lavoro lo hanno sempre fatto con onestà, professionalità, attaccamento, ma sopratutto onestamente.
Grazie per avermi letta.
Con stima
Giulia Crivelli