
Mamadou Diallo, dal Senegal, con la passione per il basket
Bisogna immaginarla una storia come quella di Mamadou Diallo, senegalese, 35 anni… Perchè nella vita, è importante dove nasci, ma anche dove arrivi… E Mamadaou è arrivato all’Oleggio Magic Basket, dove adesso sta coronando il sogno di sempre: giocare a pallacanestro!
Una storia bella e commovente la sua, la storia di una passione, quella per la palla a spicchi, ripagata da una generosità non comune…
Si dirà che è un luogo comune, ma solo nello sport si trovano storie così, belle da leggere ma anche da raccontare…
Ci sono persone che fin da piccole sviluppano una passione sviscerata per uno sport. Non tutti saranno futuri campioni, ma certamente questo segnerà la loro vita. L’impegno e le contingenze saranno fondamentali per stabilire un destino: quello di Mamadou era legato al basket, anche se per arrivarci ha dovuto macinare molta strada, non solo agonisticamente.
Mamadou Diallo è nato in Senegal, primo di tre fratelli. Tutti i pomeriggi, dopo la scuola, la sua meta era il campetto dove si allenava. A 14 anni perde la mamma e si trasferisce con un fratello in Mauritania per trovare un lavoro e continuare a giocare. Finchè, dopo 12 anni, arriva quella che sembra un’occasione: un lavoro in Libia ed un ruolo in una squadra locale. Sembra una svolta, ma in realtà quel sogno dura un anno soltanto: il ragazzo, che ha ormai 26 anni, perde il lavoro ed anche la possibilità di giocare.
Ci sono i fratelli più piccoli cui pensare e dunque per otto anni, Mamadou lavora in Libia, cercando di mettere da parte un po’ di soldi per mantenere la famiglia. Il basket sembra ormai un ricordo lontano… Finchè, qualche mese fa, decide di fare quello che ormai fanno in molti: parte, avventurosamente, per l’Italia.
Arriva in Sicilia, poi a Settimo ed infine al Centro Straordinario di Accoglienza di Comignago, dove qualcuno si accorge che quel ragazzo, infine, sa anche giocare a basket ed a quanto pare, piuttosto bene…
Così lo portano all’Oleggio Magic Basket dove finalmente gli offrono un corredo per poter giocare. «La mia è una famiglia di sportivi – dice Mamadou – i miei zii erano arbitri di basket e spesso mi portavano con loro in palestra, a casa si respirava quello sport, per cui non potevi non innamorartene. Mi è subito piaciuto e mi è anche spiaciuto tanto non poter giocare per tanti anni e infatti adesso mi accorgo di essere un po’ rigido, ma mi sto riprendendo; vorrei fare il giocatore, so che è difficile, che devo prima imparare bene la lingua, avere tutti i miei documenti, ma essere qui a Oleggio e poter giocare per me è davvero bello, mi serve perché mi sfogo, perché sto bene con i compagni. Grazie a tutti».
«Siamo contenti si possa allenare qua con i ragazzi – dice l’allenatore Alessandro Mattea – sarebbe
anche bello farlo giocare davvero durante la partite, ma mancano alcuni documenti. E’ oltre un mese e
mezzo che è con noi e si è subito ambientato».
«Al di là della lingua – dicono i compagni di squadra – che di fatto è l’unica difficoltà che abbiamo per interagire con lui, siamo contenti si stia allenando con noi, si è subito inserito, è un ragazzo socievole, disponibile, si vede che è
disposto a imparare la lingua perché cerchiamo comunque di parlare; ha molto forte il senso di amicizia è stato contento di avere il braccialetto della società che ha sempre al polso e che ha detto che così potrà portarlo con sè».
Intanto Mamadou si allena, impara l’italiano, gioca a basket, grazie alla straordinaria generosità di questa squadra… Perchè, appunto, è importante da dove parti, ma anche dove arrivi…