“Avevo visto quella donna con il velo integrale camminare per le vie della città e ne ero rimasto impressionato” dice l’ex sindaco Massimo Giordano che, in seguito a quell’episodio, accaduto nel 2010, aveva predisposto un’ordinanza (in base al decreto Maroni che ampliava i poteri dei primi cittadini anche in tema di sicurezza) che vietava in pubblico l’uso del niqab, il velo musulmano che lascia scoperti soltanto gli occhi.
La prima multa fioccata fu nei confronti di Amel, fermata dai carabinieri davanti ad un ufficio postale in corso Trieste, moglie di Ben Salah Ben Sadok, ovvero il tunisino che proprio nei giorni scorsi è stato espulso dall’Italia perché sospettato di avere legami con il terrorismo jihadista. Il suo nome infatti è uno dei nove fra quelli resi noti dal Ministro Angelino Alfano e soggetti al provvedimento straordinario, mentre un altro centinaio sono quelli tenuti “sotto osservazione” grazie ad un’operazione coordinata direttamente dal Viminale.
La coppia, dopo aver vissuto anni a Novara attualmente risiedeva a Romentino ed era tenuta costantemente sotto osservazione. Un altro espulso è l’egiziano Kalil Gentouri che, sebbene residente a Gallarate, frequentava il centro di preghiera di Castelletto Ticino. Va detto che i sue non sono indagati, ma nei loro confronti sono stati emessi provvedimenti amministrativi.
“Avevo visto giusto allora – dice Giordano – anche se in seguito a quelle ordinanze vi furono molte polemiche che francamente non ho mai capito. Il nostro obiettivo era quello di far rispettare la legge. Evidentemente noi avevamo una sensibilità più spiccata su questi temi, eravamo in qualche modo precursori dei tempi e non avevamo paura di affrontare questioni delicate. Non solo quell’ordinanza fu approvata, ma anche applicata. Il nostro comunque non era un atteggiamento punitivo, ma finalizzato a garantire più sicurezza. Fummo noi a firmare con la comunità islamica di Novara un patto di convivenza, una carta dei valori decisamente innovativa che trovo oggi di grande attualità”.
Tanto che gran parte dei contenuti di quel documento è argomento di una mozione presentata, dopo i fatti di Parigi, dal consigliere comunale Pdl Daniele Andretta e condivisa da tutta l’opposizione, che verrà prossimamente messa in discussione e votazione a Palazzo Cabrino. “La mozione – spiega Andretta – chiede un’espressione di condanna del terrorismo da parte di tutti coloro i quali vivono nella nostra città ed usufruiscono dei suoi servizi. A maggior ragione oggi ci pare un atto doveroso nei confronti di tutta la comunità”.
Contro l’ordinanza “anti-burqa” novarese, furono molte anche le voci in disaccordo: la più forte quella dell’allora consigliere comunale Pd Sara Paladini, oggi assessore al Commercio della giunta Ballarè, che inscenò una protesta plateale, riportata da tutti i giornali d’Italia. L’esponente piddina scriveva in un comunicato “A Novara, come vedete, la legge non è uguale per tutti. Oggi alle ore 14 ho provato a rendermi pericolosa come la donna musulmana con il burqa che venerdì è stata multata . Ho stazionato per più di 45 minuti a volto coperto, ma in abiti “occidentali”, davanti al medesimo ufficio postale di Novara, controllato (come si può vedere dalle fotografie) da una pattuglia di carabinieri. E, sorpresa, non è successo nulla”…
“L’ordinanza del sindaco – scriveva ancora Paladini – consigliere e assessore regionale Massimo Giordano svela, è proprio il caso di dire, il suo vero volto. Un provvedimento iniquo e inutile, pensato ed emanato non per garantire maggiore sicurezza in città, ma soltanto per colpire le donne musulmane”.
Polemiche passate a parte, oggi è l’onorevole Gaetano Nastri, con un comunicato, ad annunciare un’interrogazione parlamentare in materia “La forte presenza anche a Novara di comunità provenienti da paesi a rischio di deriva estremistica . scrive Nastri – deve indurre le autorità a vigilare con grande attenzione sui rischi che ne possono derivare”. L’interrogazione prende le mosse dalla notizie che fra i nove stranieri espulsi perché sospettati di avere legami con centrali terroristiche islamiche vi è anche il tunisino, tempo fa residente a Sant’Agabio “Molte volte – dice Nastri – ho sollevato il problema dell’ordine pubblico a S. Agabio e il rischio che questo quartiere cittadino, con l’alta concentrazione di immigrati, possa diventare una sorta di ghetto, di sobborgo in cui si possono diffondere in modo pericoloso le dottrine dell’estremismo islamico. Per questo, dopo i recenti fatti in Francia e in Belgio, ora è il momento di intensificare la vigilanza delle forze dell’ordine e di disporre misure severe verso chi sia anche solo sospettato di agire come quinta colonna del terrorismo”.