E’ una vicenda alquanto nota nelle nostre zone e riguarda la famosa “Strìa Gatina” che doveva, con ogni probabilità, il suo soprannome al gatto, animale spesso abbinato alle pratiche occulte. Residente a Cervarolo, poco distante da Varallo Sesia, si chiamava in realtà Margherita Guglielmina De Gaudenzi e viveva con la figlia appena fuori dal paese.
Durante accese discussioni all’osteria, tale De Gaudenzi (Omonimo) sostenne che la colpa di un gravissimo malanno che aveva colpito il compaesano Battista Folghera era da imputarsi proprio alla Gatina, e che se qualcuno lo avesse aiutato facendogli compagnia, lui sì. Lui avrebbe trovato il coraggio per andare dalla Strìa e farle disdire la maledizione da lei lanciata contro il compaesano. Gaudenzio Folghera, fratello dell’ammalato, accettò e i due partirono per la spedizione punitiva. Entrarono nella casa della presunta colpevole, e poichè questa si mise ad urlare, la massacrarono di botte, uccidendola. E’ il 22 Gennaio 1828. Una data, dunque, non lontanissima e che non si perde nei tempi oscuri dell’Inquisizione.
E poichè la Storia è maestra di vita, non mi dispiace aggiungere a questa nota vicenda qualche considerazione personale.
Com’è noto streghe e stregoni non esistettero mai e furono solamente persone perseguitate in un periodo oscuro della Chiesa. Ma non è contro la Chiesa che intendo rivolgermi, che già in molti, e forse troppi, l’hanno fatto, bensì contro l’uso infame della tecnica retorica della demonizzazione. Nella Storia sono frequenti i casi dell’uso di questa tecnica, anche in tempi molto antichi. Per quel che riguarda i tempi moderni è fin troppo facile ricordare il Nazismo che propagandava le immagini di Ebrei come rapaci ragni pelosi e così via. In ogni guerra, ai soldati, viene impressa nella mente l’immagine del nemico come truce delinquente pronto a stuprare mogli e figlie e a rubare la terra. Il tutto rappresentandolo con tratti somatici, per l’appunto, demoniaci. Questa tattica ha causato, prima di ogni ideologia buona o cattiva, decine e centinaia di milioni di morti e di perseguitati. Un’ultima considerazione ci dice che il fatto sopra narrato avvenne in tempi già ben lontani da quelli dell’Inquisizione. Eppure tutto quel marciume lanciato addosso alle povere donne (e anche uomini) non si era ancora minimamente dissipato. Difficile, dunque, se non quasi impossibile distruggere, in tempi brevi, quella disinformazione così proditoriamente attuata.
Paolo Nissotti