“E così, con il consiglio comunale di mercoledì 28, sembra proprio che la vicenda di Agognate sia arrivata alla fine. O meglio ad un nuovo inizio.
Una vicenda incredibile, che da circa 15 anni tiene inchiodata la politica novarese e l’ha inquinata non poco.
15 anni nei quali destra e sinistra si sono alternate al governo della città e, a seconda che fossero in maggioranza o all’opposizione, hanno sostenuto o piuttosto avversato la soluzione di Agognate prospettata dal privato proprietario delle aree agricole.
Cambiato sedere cambiato parere, evidentemente vale a destra come a manca.
Forse oggi anche chi, come me, è contrarissimo alla variante di Agognate, prova un certo sollievo a vederla in dirittura d’arrivo: ora sia la destra che la sinistra dovranno finalmente dire qualcos’altro per lo sviluppo della città, dopo gli anni della demagogica ubriacatura della logistica quale sua irresistibile vocazione.
Ma la variante urbanistica di Agognate è e rimane un vergognoso scempio sotto almeno cinque profili: urbanistico, ambientale, etico, erariale, di ecologia della politica.
Scempio urbanistico: l’odg del consiglio comunale recita, pudicamente, “variante strutturale su iniziativa di soggetti privati”. Come tutti sanno il soggetto privato è uno solo, la Vailog, che anni fa ha comprato un terreno agricolo e da anni sollecita il Comune perchè lo trasformi secondo i propri interessi. Un unico soggetto privato, che per influenzare il Comune non esitò a comprare anche il giornale La Tribuna, che fiancheggiò apertamente la Giunta Giordano prima, per poi chiuderlo quando si insediò la giunta Ballarè cui poteva dare fastidio. E la Tribuna fece campagne di forte impatto a favore della variante proposta dal privato che la editava e altrettanto ruvide contro chi osasse contrastarla, compreso chi nel centro destra manifestava perplessità.
Già questo, che è storia, dovrebbe allarmare i consiglieri comunali che si dispongono ad approvare la variante. Più in generale, una variante ad personam non si deve fare mai, perchè l’amministrazione pubblica non solo deve sempre salvaguardare l’interesse pubblico e non del singolo, ma deve anche dare l’impressione di farlo, e nel caso in questione l’impressione è purtroppo totalmente altra.
Scempio ambientale: mentre l’Europa, il Parlamento, la regione Piemonte promuovono leggi per disincentivare fortemente il consumo di suolo, con questa variante l’amministrazione dimostra di essere del tutto insensibile al tema e, dunque, ignorante in una materia sensibilissima per la salvaguardia dell’ambiente.
Non solo si prende un terreno agricolo di un privato e lo si rende edificabile, non solo ci si accontenta di una modestissima compensazione ambientale, ma non si mette mano al riordino complessivo delle aree industriali che sono previste in quantità abnorme nel Piano Regolatore, non si riduce contestualmente la assurda previsione del Piano regolatore stesso di un aumento del 58% (!) del consumo di suolo agricolo sul precedente PRG 80, che vale più del 100% sul suolo attualmente edificato (!,) non si prevede nè tanto meno pretende dal privato beneficiario della variante di deimpermeabilizzare una quantità analoga di terreno a compensazione.
Eppure il tema non dovrebbe essere del tutto ignoto al Sindaco leghista e ai suoi collaboratori.
Su “Lo Spiffero” del 25 maggio è possibile leggere quanto segue: “oggi l’unico fine è la salvaguardia dell’ambiente, del nostro ambiente, a tutela dei nostri figli ai quali dobbiamo almeno provare a lasciare le cose “un po’ migliori” di come ce le hanno lasciate i nostri padri o i nostri nonni, spesso incolpevoli, perché i problemi ambientali di oggi ieri non erano nemmeno immaginabili… occorre ripetere che la speculazione edilizia sottrarrà (a Vercelli, ndr) ad uso agricolo una superficie agricola pari a 324.000 mq, una superficie quasi grande come l’intero rione Cappuccini, una superficie pari a 54 campi da calcio. Questo di fatto comporterà un inevitabile consumo di suolo con le relative conseguenze che andiamo ad illustrare.
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) fornisce un quadro piuttosto chiaro (ed allarmante) sulla problematica dell’eccessivo consumo di suolo protrattasi negli ultimi anni con le variazioni d’uso, che originano gravi processi degradativi che limitano o inibiscono totalmente la funzionalità del suolo e che spesso diventano evidenti solo quando sono irreversibili… Come Lega Nord noi siamo fortemente contrari a questa conversione e non capiamo quale possa essere il ragionamento (logico) che spinge questa giunta a sottrarre una superficie enorme ad uso agricolo per realizzare case….o forse deve consentire a qualche amico o parente di guadagnare sulla vendita di terreni passati da agricoli a residenziali (punto di domanda)
Difendiamo la nostra città e ricordiamoci che ambiente e salute non hanno colore politico!
*Gian Carlo Locarni, responsabile nazionale dipartimento Ambiente della Lega Nord
Scempio etico: quanto richiamato nei due precedenti punti dovrebbe già chiarire a sufficienza che, dal punto di vista etico, tutta la vicenda è molto discutibile.
Ma vi è un ulteriore punto specifico: il privato beneficiario della variante avrà un notevole vantaggio economico dalla valorizzazione dell’area. La legge regionale definisce in maniera molto chiara e semplice il modo in cui calcolare la plusvalenza che si origina dalla variante urbanistica. Secondo quanto prevede la legge la plusvalenza è di circa 4 volte più grande di quanto calcolato dal Comune (un milione e cinquantamila euro). Come è possibile? e come è possibile scomputare dagli oneri di urbanizzazione dovuti dal privato beneficiario i costi di realizzazione della strada, che è palesemente ad esclusivo uso e beneficio del privato, e persino gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria?
Scempio erariale: dal punto precedente ne discende una precisa responsabilità in capo ad ogni singolo consigliere comunale che voterà a favore della variante: se la Corte dei Conti accerterà il danno erariale i consiglieri saranno chiamati a risponderne.
Scempio di “ecologia della politica”: nel programma elettorale di Canelli di un anno fa, Agognate non era nemmeno menzionata. E nemmeno nella relazione programmatica presentata al consiglio comunale ad inizio mandato. In entrambi i documenti la logistica era prevista soltanto nel Cim. Mentre in molti ricordano gli interventi contrari dello stesso Canelli in consiglio e in campagna elettorale quando era all’opposizione. La domanda allora è la stessa rivolta a suo tempo a Ballarè, che presentò un programma poi in larga parte inapplicato e che non prevedeva Agognate: i programmi sono solo specchio per le allodole?, non costituiscono alcun vincolo di tipo morale oltre che politico? Una volta eletti si fa come ci pare?
Ben sapendo che il tema è scabroso, in un’intervista Canelli lo derubrica a “piccola variante, primo tassello” di un disegno più ampio di cui ci renderà presto edotti con la presentazione del Piano Strategico a luglio.
Ma se cotanto Piano Strategico sarà pronto per luglio perchè questa forzatura frettolosa al 28 giugno? Se davvero trattasi di un primo tassello di un disegno più ampio, non sarebbe stato più trasparente consentire a tutti una valutazione complessiva delle politiche per lo sviluppo dell’amministrazione e non sarebbe stata meglio compresa e valorizzata la stessa proposta di Agognate?
Ancora una volta invece si è optato per la fretta, per la forzatura: esattamente come fece a suo tempo Giordano con le aree industriali, che avrebbero dato 4000 occupati, e con il Prg per il quale “erano pronte le ruspe” e che avrebbe dato altri 4000 posti di lavoro, e con il Cim, che ampliandosi a scapito di Pernate avrebbe anch’esso portato 4000 posti di lavoro (doveva avere un tic per i 4000, Giordano).
La storia è andata ben diversamente e Novara si è impoverita nonostante le grancasse non abbiano mai smesso di suonare.
Resto in fiduciosa attesa che altrettanta “fretta” disponga l’amministrazione a dar inizio alla bonifica ambientale di Sant’Agabio, che darebbe questa sì occupazione qualificata e sarebbe precondizione per nuovi investimenti in quell’area. E analoga “fretta” mi attendo per aggiungere nuove facoltà alla crescente Università, a partire da quelle più in sintonia con la vocazione industriale della città. E amministratori “frettolosi” sarebbero benvenuti per potenziare il Polo della Ricerca, consapevoli che il sapere è il motore vero dell’innovazione e che il lavoro intelligente e informato è l’unica vera ricchezza sovrana di cui poter disporre nell’economia globale.
Ma, mi si obietterà, Vailog darà lavoro a circa 200 persone, e in tempi di crisi…
Naturalmente prendo per buone le dichiarazioni di Vailog, anche se in commissione il dottor Veron è stato piuttosto evasivo, in particolare sulla qualità del lavoro atteso.
Proprio in questi giorni è uscita la ricerca dell’Università di Castellanza che, su commissione di Assolombarda ha compiuto uno studio su Milano “hub della logistica” tra l’Europa e il Mediterraneo. Tra le tante cose di grande interesse che la ricerca mette in evidenza (in particolare Milano hub inteso come area che va ad est fino a Brescia a sud fino all’Emilia e ad ovest comprende, come propaggine, Novara, con buona pace di quanti vogliono a tutti i costi Novara ombelico del mondo della logistica), ve ne sono due che rimandano alla variante “ad personam” di Agognate: oltre il 60% dei capannoni destinati di recente alla logistica sono già esistenti e in affitto presso terzi o frutto di ampliamenti di quelli esistenti.
A Novara più volte è stato sottolineato che ci sono oltre due milioni e mezzo di metri quadrati di capannoni inutilizzati, ma evidentemente la funzione strategica della logistica si realizza solo nei terreni agricoli di Vailog!
Inoltre, la ricerca evidenzia come i capannoni più in linea con le moderne esigenze della logistica siano alti circa dieci metri.
Ad Agognate se sarà rispettato il vincolo della visione delle Alpi il capannone non potrà superare di molto i tre metri. Delle due l’una: o capannone “non strategico” o altra strage delle regole!
Dunque l’occupazione nella logistica milanese e lombarda si può fare dove i terreni sono già edificati.
Ad Agognate no, no e poi no!
Ma poi quale e quanta occupazione davvero?
Il dottor Veron è stato chiaro: l’e-commerce che si farà ad Agognate farà soffrire la grande distribuzione, la quale ha fatto e fa soffrire il commercio al dettaglio e di vicinato. E così mentre si inneggia all’occupazione in arrivo nel centro commerciale di Veveri si fanno selfie e si raccolgono firme per la difesa dei negozi del centro già falcidiati dalla crisi, dagli ipermercati e prossimamente dall’e-commerce.
Sicuri che il saldo occupazionale sia infine positivo? e soprattutto, quale modello sociale si ha in mente, la progressiva desertificazione delle attività di vicinato in cambio di un’occupazione in gran parte poco qualificata e precaria?
Non meriterebbe tutto ciò una riflessione approfondita in ambito, appunto, di Piano Strategico?
E ancora: la tanto citata, non sempre a proposito, Amazon, già oggi dichiara di avere 45000 robot al lavoro su un totale di 230 mila addetti. Quanto duratura e qualificata sarà dunque l’occupazione dell’e-commerce?
Mentre Jack Ma, il capo di Alibaba, colosso mondiale e numero uno nell’e-commerce (autorevole quindi almeno quanto l’immobiliarista dottor Veron) in una serie di colloqui con i primi ministri dei paesi economicamente più importanti sta mettendo in guardia dal rischio delle nuove grandi disuguaglianze indotte dalla rivoluzione digitale con specifico riferimento all’e-commerce.
Mentre un’altra ricerca uscita in questi giorni, da Nomisma, sull’attrattività delle città dal punto di vista degli investimenti, vede sul podio nell’ordine Milano, Torino e Genova, le città del vecchio Triangolo Industriale, non a caso.
Novara? Non pervenuta.
Forse, un Piano Strategico che non voglia fallire miseramente come quello varato dalla Giunta Giordano, o che non voglia ridursi a mera propaganda, dovrebbe tener conto anche di questi elementi e inserirli in un quadro programmatorio non improvvisato e non solo frutto della raccolta delle sollecitazioni dei privati.
Forse, occorrerebbe disporre di una visione del futuro tecnologico della città.
Ma su questo mi riprometto di tornare per offrire il mio contributo ad una riflessione che auspico ampia e approfondita nell’interesse autentico di Novara.
E per concludere. Poco più di un anno fa, quando Agognate sembrava morta e sepolta per la disintegrazione della maggioranza di Ballarè, il signor Bertola, titolare di Vailog, dichiarò a La Stampa: “Basta! di Novara non ne voglio più sapere! Ho dato anche troppo!”
In commissione consiliare mi sarei aspettato, ora che Vailog è tornata alla carica, che qualche consigliere facesse la domanda più ovvia: cosa intendeva dire dicendo “ho dato anche troppo”?
Ha speso troppo per La Tribuna? Non essendo editore, perchè l’ha fatto? Qualcuno glielo ha chiesto?
In cambio di quali promesse? E ha chiuso il giornale perchè qualcuno glielo ha suggerito? O altro ancora?
Finchè non si daranno pubbliche e chiare risposte a queste domande tutta la vicenda di Agognate rimarrà avvolta in una densa coltre opaca. Altro che questione strategica!”
Antonio Malerba