Manuela è bella, dolce, gentile, femmile e… fa la camionista! Se nell’immaginario collettivo il camionista è il tipo nerboruto, un po’ scontroso e si trascina tutto il carico degli stereotipi che solitamente vengono appiccicati addosso alla categoria… Ebbene Manuela è proprio l’opposto. Ma questo non le impedisce di guidare i tir da 13 anni…
E’ nata in Romania, 35 anni fa “Mi sono sposata giovane ed oggi ho un figlio che ha già 17 anni – dice Manuela Achitei-Mitosu – in Romania a quei tempi funzionava così. Le donne non potevano uscire, avere una vita autonoma ed indipendente come succede qui da voi, c’era ancora il comunismo ed una mentalità molto arretrata. Oggi è diverso. Ma allora l’unico modo per avere un po’ di libertà era sposarsi. Anche mia mamma si è sposata giovane e lei e papà hanno avuto una storia d’amore bellissima! Io non sono stata così fortunata purtroppo: eravamo davvero troppo immaturi. In Romania però non c’era lavoro, nessuna opportunità… Così sono venuta in Italia, nella speranza di un futuro migliore per me e per il mio bambino”.
In realtà però in Italia Manuela ci è arrivata da sola: “Dovevo trovare un lavoro stabile ed una sistemazione adeguata per accogliere mio figlio… Ho cominciato con le pulizie nelle case, negli uffici. Poi per una cooperativa. Vivevamo in quattro, cinque in un piccolo appartamento e guadagnavo davvero poco. In questo modo non ce la farò mai, mi son detta”.
Un giorno un’amica la fa salire sul camion del marito “Perchè non proviamo a guidare questi?” le ha chiesto. “Figurati, io sapevo appena appena guidare – dice Manuela – In Romania non potevi avere una macchina, la patente… Quando sono salita sul camion mi girava la testa. Era altissimo, enorme, mi faceva paura e credevo che non sarei mai stata capace di metterlo in moto… Però non è che avessi molte alternative: così ho seguito il consiglio di mio fratello e sono tornata in Romania per fare la patente da camionista, anche se quel documento non è tutto! Averla non significa affatto saper guidare un bestione di quelle dimensioni! Ho dovuto fare molta pratica e lui è stato il mio istruttore”.
Giorni faticosissimi “Ho fatto sei mesi sui container: in realtà quel lavoro è più semplice di quello che faccio ora, ma ho avuto la possibilità di imparare. Il mio capo di allora ha capito che avevo buona volontà e debbo dire che mi ha aiutata molto. Comunque ci sono state giornate veramente difficili: alle volte mi veniva da piangere, perchè fare manovra con un tir, comunque non è una passeggiata… Alla fine però me la sono sempre cavata, in un modo o nell’altro: sono testarda!”. Ride Manuela, adesso, ma allora… “Il mio solo obiettivo era un lavoro fisso, una casa e la possibilità di far venire mio figlio in Italia. Credi se ti dico che avrei imparato anche a guidare una navicella spaziale!”.
Tenacia, forza di volontà, un lavoro massacrante: in piedi alle 2, partenza alle tre e tutta la notte a macinare chilometri avanti e indietro per il Nord Italia “Adesso da nove anni faccio consegne per una ditta che lavora per Esselunga, mi trovo bene, i miei capi sono contenti! E finalmente mio figlio mi ha raggiunta, anche se i primi tempi è stato difficile anche per lui. Per fortuna ho trovato vicini di casa gentilissimi che mi hanno dato una mano con il bambino ed io lavoravo la domenica per avere un giorno libero durante la settimana ed occuparmi di lui, della scuola, degli allenamenti. Ora è più grande e le cose vanno meglio. Adesso ho anche un compagno che mi aiuta molto: prima ero proprio da sola e non è stato facile!”.
Però Manuela ce l’ha fatta “Quando ho cominciato c’erano altre due colleghe con me, ma non hanno resistito tanto. Effettivamente è un lavoro molto duro per una donna. Per strada ci sono molti pericoli, ma io ho imparato a tutelarmi: quando devo farlo dormo sempre negli autogrill, perchè la polizia fa i controlli. Ho imparato a vedere in anticipo le situazioni di pericolo: quando guidi un camion hai una grande responsabilità verso te stesso e verso gli altri. Io ho sempre avuto il terrore del sangue, ma quando mi è capitato di dover prestare soccorso mi sono scoperta un leone. Se poi ci ripenso, ora, mi viene da svenire, però in quei momenti non ti puoi tirare indietro: è importante saper descrivere bene un incidente ai soccorritori, avere qualche strumento di primo soccorso. Tutte cose che si imparano con l’esperienza”.
Via dal paese d’origine da giovane, molta fatica… Rimpianti? “Nessuno – dice sicura – non tornerei mai a vivere in Romania e nemmeno mio figlio vorrebbe. Inizialmente, come tutti, pensavo avrei lavorato in Italia qualche anno e che poi sarei tornata. Ma la mentalità italiana è molto diversa ed anche se la Romania è molto cambiata in questi anni non potrei più tornare a vivere là. Ci vado per le vacanze, per rivedere mia madre ed i miei parenti. Ma la mia vita ora è qua!”.
Insomma una donna tosta “Ma questo non vuol dire diventare un maschiaccio – ride Manuela – anche se da ragazzina un po’ lo ero. Certo, mai avrei pensato, nella vita, di fare il camionista! E’ successo ed ora vorrei provare a costruire qualcosa di mio, perchè onestamente non mi vedo, più avanti negli anni, a fare questa vita. Non credo ce la farei! Però sono contenta del rispetto che mi sono guadagnata fra i colleghi: inizialmente erano tutti un po’ diffidenti perchè questo è un ambente difficile. Temevano che mi approfittassi della mia condizione di donna per ottenere qualche vantaggio, come viaggi più belli, negli orari migliori e via di seguito… Invece non è accaduto: ho sempre lavorato al pari degli uomini ed oggi sono i colleghi a coccolarmi ed essere premurosi con me. E’ una bella soddisfazione!”