Il nostro excursus sulla stagione fallimentare del Novara calcio, che nel suo 110° anno di fondazione retrocede in C, nonché una prima valutazione su quale futuro può attendere gli azzurri.
Sono due i principali fenotipi dell’imprenditore: quello che delega, dando fiducia e spazio ai propri sottoposti e poi chiede ragione sulla base dei risultati conseguiti (fenotipo A). C’è invece chi preferisce uomini fidati a cui dare precise indicazioni, che segue e controlla passo per passo, richiamandoli nel caso, ogni volta che lo ritenga necessario (fenotipo B).
Non è questa la sede deputata a riaprire il dibattito su quale sia la scelta migliore, anche perchè a cercarli, esistono esempi positivi o negativi da ambo le sponde. Quello che conta è quanto coerentemente le due filosofie vengano espresse, perchè se il fenotipo A, mostra qualche crepa nel rapporto fiduciario verso i suoi collaboratori, ne inficia i progressi, la crescita e si assume la responsabilità dell’eventuale fallimento; viceversa, se l’accentratore lascia da soli i sottoposti, soprattutto nei momenti delicati, dove le scelte risultano poi determinanti, non può certo addossare a questi tutte le responsabilità del loro fallimento.
Massimo De Salvo, sembrerebbe appartenere alla seconda stirpe e siccome oramai il calcio è business, la metafora non è più tale e può certamente valere nelle logiche aziendali del Novara calcio. A guardarlo da fuori, il clamoroso fallimento sportivo stagionale, che come vedremo, non può che avere inevitabili ripercussioni anche sul piano “industriale”, ha come principale responsabile proprio il Presidente, ma non solo e soltanto in quanto vertice della piramide societaria, ma proprio perchè da imprenditore fenotipo B, è secondo noi venuto meno al fondamento del suo ruolo: guidare, controllare, correggere e nel caso, epurare. Non sappiamo se a fianco dei molteplici impegni che hanno tenuto distante da Novarello Massimo De Salvo, ci sia un reale disinnamoramento per il Novara calcio (è lui che dovrebbe eventualmente ammettere o smentire con i fatti), la sostanza non cambia; se in una azienda eterodiretta (nel bene e nel male) viene meno la leadership, ne consegue a cascata un sostanziale smarrimento e quando le cose non vanno benissimo (a dicembre era già piuttosto evidente) la situazione non può che peggiorare fino alla degenerazione.
Venendo allo scoperto, sulla scelta fra fenotipo A o B, pensiamo che sia infinitamente più premiante provare a costruire un organigramma, autonomo, competente e meritocratico, anche e soprattutto se il Presidente metterà in conto di essere sempre meno presente, anche perchè le piazze del calcio (e Novara non fa eccezione), hanno bisogno di punti di riferimento autorevoli, che mostrino ai tifosi ed alla propria opinione pubblica, di avere idee chiare e proprio nei momenti di difficoltà, di saperle difendere a costo di andare contro corrente, sulla base di un confronto lucido, aperto e quasi quotidiano; tutte cose che in questa stagione sono venute meno.
In una prima fase, il back office societario è stato rivestito unicamente dal direttore sportivo Teti, il quale però, dovendo rispondere innanzitutto delle critiche sul proprio operato (scelte tecniche che il campo stava mettendo in discussione) ha dovuto suo malgrado ritirarsi in buon ordine, quindi di fatto esautorato dal ruolo, ha lasciato al povero Domenico Di Carlo il cerino in mano. Sull’allenatore (ricordiamolo, il secondo) c’è poco da dire, anche per le sue discutibili qualità comunicative. Il tecnico laziale ha anche provato a ritrovare il bandolo della matassa, ma molto onestamente parliamo di una figura di passaggio che ha scelto Novara come una semplice parentesi (esemplificativi in tal senso, alcuni lapsus al suo arrivo), al massimo provando a tirare i dadi sul sintetico del Piola, per vedere se ne usciva qualcosa e… male che andasse, dopo un onesto dispiacere personale, poter ricominciare altrove senza voltarsi indietro sulle macerie di un campionato da mettere velocemente alle proprie spalle. Poteva una figura di passaggio, assurgere al complicato ruolo di comandante di una nave che imbarcava acqua da ogni dove e rischiava seriamente di naufragare?
Del Dg Paolo Morganti, tutti conosciamo le qualità morali e l’impegno disinteressato profuso per la causa, in tempi non sospetti, ma per lui, abituato a fare chilometri su e giù per la fascia, il ruolo di punta proprio non gli si addice. Pronti felicemente a ricrederci, ma quanto il Presidente non c’è, il ruolo di front man, sembrerebbe non esattamente nella sua indole, così improntata alla misura.
Questo Novara calcio è nato e cresciuto, ha fatto bene e pure sbagliato, ma sempre ruotando intorno alla figura di Massimo De Salvo. Osannato o all’opposto insultato, ma è stato un Novara dove la figura di riferimento è sempre e comunque stata una. Un Novara calcio targato MDS, con MDS distratto o altrove, non può funzionare.
Se il vero capitano stava da qualche parte sulla terra ferma, per quanto provasse a infondere certezze via radio, l’equipaggio in mare aperto e nel mezzo della burrasca, non si sentiva certo rasserenato. Più che di parole a Novarello, avrebbero avuto bisogno di esempi forti, autorevoli, concreti. Se sei un presidente fenotipo B, soprattutto quando le cose non funzionano, te ne devi occupare in prima persona, altrimenti ci sono due strade possibili: passare al fenotipo A, mettendoti nelle mani di persone competenti delegandone completamente la gestione; oppure lasciare la guida ad un riferimento forte, che abbia motivazione e tempo di occuparsi nel quotidiano, verificando che tutti gli ingranaggi della macchina funzionino come un orologio svizzero, possibilmente con rinnovato entusiasmo.
Massimo De Salvo, da Presidente/Proprietario si è preso giustamente gran parte dei meriti davanti ai risultati positivi conseguiti (solo gli stolti possono negare che non ve ne siano) e crediamo debba mettere in conto anche le critiche, ovviamente stigmatizzando la forma se diventa insultante e deleteria, ma “passata a nuttata” come dicono a Napoli, la proprietà faccia le proprie valutazioni, ma le faccia il più in fretta possibile, il tempo sarebbe di nocumento per chiunque. Nelle prossime puntate, proveremo a ragionare sull’evoluzione possibile di questo romanzo chiamato Novara calcio, che destino beffardo ha voluto tornasse in serie C, proprio nell’anno del suo 110° compleanno.