Finirà un giorno la diatriba sul panino? Ovvero la possibilità per i bimbi di consumare a scuola i pasti portati da casa e che da anni vede scontrarsi famiglie, istituti scolastici, amministrazioni pubbliche, Ministeri, sindacati…
Dopo la sentenza dello scorso giugno della Corte d’Appello di Torino che di fatto aveva sancito il “diritto alla schiscetta”, la questione sembrava chiusa… Invece il Ministero si era opposto all’estensione della pratica a tutte le famiglie che ne facevano richiesta (limitandola ai soli ricorrenti), scatenando una serie di ricorsi da parte di genitori convinti che il cibo da casa sia migliore di quello offerto dalle mense scolastiche e certamente più risparmioso!
Come si immaginerà in ballo non ci sono solo questioni igienico sanitarie (che oggettivamente metterebbero in crisi anche la “merenda” dell’intervallo, normalmente portata da casa oltre che la giusta rivendicazione delle mamme con il classico “Mica avveleniamo i nostri figli!”), ma la gestione dei servizi pubblici di mensa, ovvero gli appalti, il monte ore dei dipendenti, il costo unitario del servizio… Cosa accadrebbe infatti se, ad esempio, la metà dei genitori di una qualsiasi scuola, decidesse di rinunciare al servizio della mensa? Quanto inciderebbe questa decisione in termini economici ed occupazionali?
Da qui il tira e molla di questi anni delle pubbliche amministrazioni che, nonostante le sentenze del tribunale, prendono tempo, con la scusa che “ci si deve organizzare”…
Il Comune di Novara oggi ha addirittura proposto “un’indagine esplorativa” con le famiglie iscritte alle Scuole dell’infanzia e Primarie, con l’obiettivo di sapere quante di queste potrebbero essere interessate all’iniziativa.
“Per un’ottimale organizzazione complessiva alla partenza del servizio – si legge in un comunicato – l’assessorato evidenzia che per utilizzare la formula “consumo del pasto domestico” sarà necessario disdire l’iscrizione al servizio di ristorazione scolastica per tutto l’anno scolastico in corso (per chi ne usufruisce) e dichiarare il proprio interesse (per chi invece attualmente consuma il pasto tornando a casa)”. La disdetta dovrà pervenire all’assessorato “scrivendo una mail all’indirizzo [email protected] oppure [email protected] entro il 15 dicembre”.
Ma attenzione: questo non significa che dalla comunicazione sarà possibile far consumare ai propri figli il benedetto panino portato da casa “Questo genere di segnalazione – viene ribadito dell’assessorato all’Istruzione del Comune – costituisce al momento solo la dichiarazione di un interesse e che il momento di avvio effettivo della sperimentazione sarà individuato appena possibile”.
“Questo – si legge ancora nel comunicato del Municipio di Novara – avverrà dopo l’espletamento delle necessarie prassi in funzione degli aspetti igienico-sanitari, legati alla sicurezza alimentare e alla prevenzione di possibili contaminazioni causa in alcuni casi di allergie o intolleranze alimentari anche gravi e in relazione alla specifica situazione logistica dei singoli istituti interessati in termini di responsabilità e competenza degli spazi affidati, legati anche alla sicurezza generale (Scia, Duvri, eccetera), di comune accordo tra i Servizi comunali e gli Istituti comprensivi cittadini”.
Il che, tradotto dal burocratese, sembra proprio una materia di difficile soluzione!
Insomma per la “schiscetta” i tempi, a Novara, non sono ancora maturi…