La rivoluzione nelle mense scolastiche novaresi “costerà” 30 posti di lavoro. E’ quanto emerso oggi dalla riunione della commissione consiliare del Comune di Novara che si è riunita per esaminare gli esiti del bando di gara per il servizio di ristorazione nelle scuole, asili e case di riposo, aggiudicato anche questa volta, come già in passato, alla ditta Alessio di Genova. Durata cinque anni per una somma complessiva di oltre 18 milioni di euro.
La novità introdotta per contenere i costi, come già anticipato da Buongiornonovara, si chiama cook&chill – ovvero la cottura dei cibi in un centro esterno, l’abbattimento delle temperature, il trasporto nelle mense dove i pasti verranno scaldati – (per quel che riguarda i secondi piatti) e l’utilizzo del servizio self service a partire dalla terza elementare.
Una modifica non da poco se si considera che praticamente tutte le scuole novaresi sono dotate di cucine dove i pasti venivano preparati al momento, grazie all’utilizzo del personale ingaggiato in buona parte dall’azienda fornitrice. Personale che oggi non serve più e che rischia dunque seriamente di rimanere a casa.
“Abbiamo chiesto alla ditta Alessio di valutare la possibilità di un reimpiego di questi addetti e siamo in attesa di una risposta”: ha sottolineato l’Assessore all’Istruzione Margherita Patti; ma è difficile immaginare che questo possa accadere, almeno per tutte le figure professionali.
Fra le buone notizie invece la reintroduzione di alcuni cibi biologici, a chilometro zero e della filiera corta e questo è oggettivamente un fatto positivo che si accompagna alle rassicurazioni circa il mantenimento delle proprietà organolettiche delle pietanze, anche con il nuovo sistema di cottura. Vedremo se bimbi e genitori apprezzeranno.
Resta aperta la questione del costo del servizio perché se è vero che non cambierà la retta per le famiglie, è altrettanto vero che i risparmi ottenuti (circa l’11 per cento rispetto ai cinque anni precedenti) non produrranno alcuno sconto per gli utenti. Quindi perché questi cambiamenti, oggettivamente pesanti in termini occupazionali?
Una parte dovrà di fatto coprire i nuovi esenti, cioè le famiglie che avendo un reddito troppo basso, non pagano nulla: il loro numero rispetto al passato è praticamente raddoppiato, da 400 ad 800 unità. Una realtà esorbitante, figlia della crisi occupazionale e delle nuove povertà…
Famiglie che di fatto già non pagavano, andando ad ingrossare le file degli utenti “morosi” e che oggi hanno regolarizzato la loro posizione presentando una dichiarazione Isee che ne attesta lo stato di difficoltà economica.
I “furbini” veri restano (quelli che continuano pervicacemente a non pagare, mandando comunque i figli alla mensa e creando non pochi imbarazzi alle insegnanti), ma sono “solo” una trentina e per questi durante la commissione è stato annunciato un interessamento dei servizi sociali. Altri trenta che in passato non avevano mai pagato, pur non presentando alcuna documentazione, hanno deciso di far consumare i pasti dei figli a casa.
Insomma un lavoro certosino di riassestamento dei conti che nei fatti occorrerà verificare quali risultati produrrà e che comunque oggi ha conseguenze pesantissime per i lavoratori, già precari ed in gran parte assunti in cooperative. Un fatto sul quale anche la maggioranza che sostiene la giunta si è espressa in termini molto critici. Così come con criticità è stata valutata la scelta di inserire nella documentazione di gara la possibilità di pagamento delle rette anche nei supermercati di una sola catena, la Coop: “Abbiamo chiesto anche ad Esselunga – è stato detto in commissione – ma questo servizio non lo fanno…”.