Sarà il prossimo consiglio comunale di Novara a discutere del caso del dipendente comunale licenziato dall’ente nel 2009, ma reintegrato in servizio dal Tribunale, cui debbono essere corrisposti quattro anni di stipendi arretrati per un totale di 145.800 euro.
Una grana per i conti del Comune perché la spesa, non prevista nel bilancio, dovrà appunto essere oggetto di una variazione con votazione apposita, prevista nel corso della seduta del prossimo 10 luglio a palazzo Cabrino. E che i consiglieri comunali di opposizione e maggioranza non siano proprio entusiasti di doversi infilare in una simile bega e dunque votare per il risarcimento imposto è emerso con tutta chiarezza oggi, durante una commissione che ha approfondito l’argomento.
La sentenza del giudice della sezione Lavoro del tribunale di Novara Lucia Mancinelli d’altra parte parla chiaro: il licenziamento va annullato in quanto “illegittimo”, il messo comunale deve tornare al proprio posto e tutti gli stipendi arretrati debbono essere versati.
Ma come si è arrivati a questo punto? La sentenza, che contiene anche una ricostruzione della vicenda, rievoca l’episodio del 29 febbraio 2009, quando il dipendente in questione, pur essendo regolarmente registrato in servizio, si presenta quale testimone per le nozze di un conoscente proprio nella sede del Municipio di Novara!
“Non era la prima volta che riscontravamo una sua assenza dal lavoro – ha spiegato in aula il responsabile del personale Dario Santacroce – e già erano state sollevate contestazioni ufficiali circa la sua condotta lavorativa. Anche per questo, data l’evidenza del fatto ed i precedenti, egli è stato oggetto di un provvedimento disciplinare da parte dell’ufficio che si era costituito proprio quell’anno a seguito delle direttive del Ministro Brunetta. Durante l’istruttoria il dipendente è stato chiamato a giustificarsi e si è trattato di una procedura lunga e sofferta. Ma nemmeno l’ultimo giorno possibile si è presentato, facendo venire così meno ogni presupposto di conciliazione; a questo punto è stata proposta la sanzione ed il licenziamento attraverso una determina che io ho firmato. Non si è certo trattato di un provvedimento preso a cuor leggero: ma considerata la particolare intenzionalità del comportamento – il dipendente si era reso disponibile giorni prima per testimoniare alle nozze e dunque in teoria avrebbe potuto chiedere un permesso per ottemperare a questa incombenza, cosa che non ha fatto ndr – ed i precedenti disciplinari nell’ambito del biennio, la decisione è stata presa”.
“La filosofia – si sfoga Santacroce – era quella di cercare di far rispettare le regole!”.
Ma evidentemente questa motivazione non è bastata perché nella lettera di licenziamento inviata al messo comunale i precedenti citati dal dirigente in commissione non sono stati scritti. Errore? Dimenticanza?
Fatto sta che il giudice, carte alla mano, ha valutato come “l’arbitrario abbandono dal servizio”, così come stabilito dal contratto nazionale, preveda la sanzione disciplinare della sospensione senza retribuzione, per un massimo di dieci giorni e poiché “non viene contestata alcuna recidiva nella lettera d’avvio del procedimento disciplinare, né la lettera di licenziamento contiene riferimenti a precedenti sanzioni (…) il licenziamento deve essere considerato illegittimo, perché non proporzionato alla gravità del fatto contestato”.
Da rilevare poi che durante il processo il dipendente aveva impugnato la sanzione sostenendo di essersi allontanato dal lavoro durante la pausa pranzo e di aver soccorso la sposa che si era sentita male per l’assenza del testimone atteso. Circostanze queste tutte smentite dai fatti e verificate dal tribunale che in effetti scrive che la partecipazione del dipendente al matrimonio “era programmata”. Quindi?
Quindi mercoledì il consiglio comunale voterà la variazione di bilancio, anche se con molti dubbi e nodi da sciogliere; uno su tutti l’opportunità di un ricorso in appello che in effetti l’assessore al Bilancio Giorgio Dulio pare considerare un’ipotesi remota “Non vorrei vi fosse il rischio di una condanna ulteriore”…