Minacce e intimidazioni per una casa venduta all’asta: 4 in carcere. Sono i vicini di casa, familiari dell’ex proprietario a cui era stato pignorato l’immobile
Comprare casa è un momento importante per una coppia, ma per due coniugi di Novara l’operazione si è trasformata in un incubo. A rovinare i loro sonni (e non solo) è stata la famiglia che viveva nell’alloggio prima che finisse all’asta. La vicenda ha portato in carcere 4 persone, accusate di estorsione continuata e violazione di domicilio.
Le prime avvisaglie erano già emerse quando la coppia aveva svolto un sopralluogo per visionare la casa che di lì a poco sarebbe finita all’incanto. Durante la visita avevano incontrato l’ex padrone di casa, che aveva cercato di scoraggiare l’acquisto. In un’altra parte dello stesso immobile vivevano i suoi familiari.
La coppia ignora le parole di quell’uomo e si presenta all’asta, conquistando la parte di immobile pignorata. Siamo ad aprile dell’anno scorso: da lì in poi la situazione sarebbe degenerata. Ma la gravità della vicenda è venuta a galla solo lo scorso 24 febbraio. Quel giorno una pattuglia della Volante della Polizia interviene in città per una lite. Inizialmente sembra essere uno scontro fra vicini di casa, ma gli agenti capiscono subito che c’è dell’altro. Sentita in Questura, la coppia “nuova arrivata” racconta di intimidazioni e soprusi, che durano da almeno sei mesi. Episodi a cui, probabilmente, avevano cercato di non dare troppo peso sperando che i rapporti con la famiglia dei vicini potessero riappianarsi. Ma non è così. Da quanto risulta durante l’intervento del 24 febbraio gli agenti hanno sequestrato anche un martello, che i vicini avrebbero usato per minacciarli. Lì la coppia realizza che è stato raggiunto un “punto di non ritorno”. La vicenda finisce sul tavolo della Divisione anticrimine della Questura, che svolge una serie di accertamenti. Le indagini si sono chiuse con la richiesta di arresto per 4 persone, fra uomini e donne. Le misure cautelari sono state eseguite, in collaborazione con la Squadra mobile, fra il 9 e il 12 aprile. Per gli indagati si sono aperte le porte del carcere.