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Novara

Monastero millenario in vendita a Momo

Monastero millenario in vendita a Momo. Il Monastero di San Bartolomeo dell’Ordine degli Umiliati fu edificato prima dell’anno Mille

In vendita il Monastero di San Bartolomeo dell’Ordine degli Umiliati, un complesso dalla storia millenaria, splendidamente conservato, immerso nelle campagne di Momo. A trattare la vendita, con trattativa riservata, è l’immobiliare novarese Malquati. La storia di questo monastero, che si perde nella notte dei tempi, è narrata nel volume “Momo – Contributi per la storia di una località chiave del Medio Novarese” (Ed. Comitato festeggiamenti santi Zeno e Tecla, 1985) di Giancarlo Andenna, storico novarese considerato uno dei massimi esperti di storia medievale. Il libro riporta il contributo di Giuseppe Balosso, che nella sezione dedicata scrive: “Il Monastero di Momo dovrebbe essere sorto ancor prima dell’anno Mille, in base a quanto si legge in un documento datato al 25 gennaio 1604, che fa risalire la fondazione ad oltre seicento anni prima di quel giorno”. Al suo interno, riferisce Balosso vivevano una ventina di monache che “provenivano unicamente da famiglie altolocate, che erano tenute a corrispondere una elemosina assai consistente al momento del loro ingresso nell’Ordine; già all’inizio del ‘500 la dote spirituale ammontava ad almeno 400 lire e verso la fine di quel secolo a non meno di 1200 lire”. A metà del ‘400, secondo lo storico, il Monastero si ritrovò conteso: i reggitori del Comune di Novara volevano assumerne il controllo, dopo l’adesione al Capitolo del Duomo (Milano). Ma le monache scomodarono il duca Lodovico il Moro, il quale dispose che rimanesse sotto la giurisdizione del vescovo di Novara e introdusse l’osservanza delle regole di Sant’Agostino. Successivamente “nell’anno 1562 furono eseguiti importanti lavori di ristrutturazione nel monastero, comprendenti la costruzione di un refettorio”, si legge nel libro, in cui si specifica che “le opere murarie furono eseguite da Mastro Zoanne de Gaudenzi e Jacomo de Gavinello, residenti a Bellinzago, i quali ricevettero per mercede 225 lire e due brente di vino”. Nel XVII secolo il Monastero visse un periodo di ampliamento: tra il 1617 e il 1618 fu ristrutturata la chiesa di San Bartolomeo, mentre fra il 1624 e il 1627 furono eseguiti “grandiosi lavori di ampliamento e di ristrutturazione del monastero”. In quel periodo fu costruito il porticato e alla fine degli interventi l’edificio era dotato di “un forno di cottura, oltre alle cucine e agli orti; ma la roggia che entrava nel monastero non serviva più ad alimentare gli operosi macchinari dell’epoca medievale (per la produzione tessile, ndr)”. Il decadimento dell’attività all’interno del complesso iniziò nella seconda metà del Settecento, con la riduzione delle vocazioni e fu la stessa badessa a chiederne la chiusura al Vescovo. Il monastero chiuse i battenti il 26 giugno 1782. Smise di essere di proprietà della Chiesa in epoca napoleonica, con “la confisca di tutti i beni, nell’anno 1805”. La porzione in vendita si estende per più di 600 metri quadri su due livelli e comprende anche un giardino di oltre 4mila metri quadri, con alberi da frutto di varie specie.