Yassine Lafram presidente dell’Ucoii: «La pandemia non è ancora finita. Moschee, sale di preghiera e centri islamici rimangano chiusi»
Per i molti musulmani novaresi, come nel resto del mondo, è iniziato ieri sera il mese di Ramadan, durante il quale bisogna osservare il digiuno a meno che non ci si trovi impossibilitati a farlo per motivi di salute. Quest’anno il Ramadan si tiene in circostanze inusuali a causa della pandemia di Covid-19, come ha evidenziato anche il re saudita Salman nel suo messaggio di auguri a tutti i musulmani. Per evitare assembramenti che potrebbero favorire i contagi le moschee sono chiuse e sono vietati gli Iftar (il pasto che rompe il digiuno) collettivi.
«Questo sarà un Ramadan rigorosamente a casa – ha affermato Yassine Lafram, presidente dell’’Unione delle Comunità islamiche d’Italia (Ucoii) – Quindi, niente visite ai familiari, niente visite fra amici, niente scambio di doni. La pandemia non è ancora finita, il nostro Paese sta facendo ancora questa battaglia ma solo tutti insieme, attenendoci alle indicazioni delle autorità, possiamo superare questo momento».
Agli inizi di marzo, in una circolare, l’Ucoii aveva già chiesto la chiusura dei centri islamici in tutto il territorio nazionale, al fine di “contrastare il continuo proliferare del contagio ormai diffuso su larga scala” ed aveva indetto una raccolta fondi tra i cittadini e i fedeli per l’acquisto di materiale medico che aiuti a prevenire la diffusione del contagio, in particolar modo le mascherine. Ad oggi, ha detto il presidente Lafram, facendo il punto delle donazioni, sono stati raccolti 500mila euro e distribuite 100mila mascherine. L’Ucoii conta però di arrivare ad un totale di un milione di euro entro la fine Ramadan “che è – ha ricordato Lafram – il mese della generosità, della solidarietà e delle donazioni”.