Alloggi popolari al collasso: lo dimostra il caso di via Grado dove vive la famiglia Baglivo.
Il marito Andrea vive da sette anni al civico 4 con la moglie Emanuela e i tre figli (21, 18 e 10 anni). Ad ogni stagione, si ripropone lo stesso problema: quello dell’umidità che invade gran parte dell’appartamento. Al punto da chiudere le stanze dove la muffa è più evidente.
Ma la storia inizia da lontano: sette anni fa, la famiglia pagava regolarmente 82 euro circa di affitto al mese. Nel 2012, Andrea si ammala di tumore al fegato. Perde il lavoro per l’impossibilità di svolgere attività particolarmente pesanti. In quel momento, la famiglia entra in una pesante crisi, anche economica, e sospende, dunque, il pagamento dell’affitto. La situazione dura per qualche mese: nel frattempo, il marito viene operato – trapianto al fegato – e inizia a percepire una pensione minima di invalidità al 100%. Andrea, peraltro, è anche diabetico. Ad aprile di quest’anno, dal Comune di Novara, arriva l’avviso di decadenza, insieme all’annunciato sfratto che, stando alla lettera dell’ufficio competente, sarebbe avvenuto da lì a 30 giorni.
Emanuela si reca all’Atc per spiegare la situazione e concordare un piano di rientro che tutt’oggi la famiglia sta pagando con regolarità. Fatto salvo per le spese condominiali: tant’è che, da agosto ad ottobre, dall’Atc arrivano tre cartelle di pagamento del valore di circa 500 euro l’una.
“E’ evidente che non possiamo pagare per ora – spiegano i due coniugi – Ci siamo sempre attenuti scrupolosamente, finchè abbiamo potuto, alle scadenze. E appena ci è stato possibile, abbiamo concordato una rateizzazione per sanare il nostro debito”.
“Noi stiamo bene in questa zona. L’appartamento è bello, se non fosse per questa muffa che ci sta soffocando. L’umidità, per la mia salute, è come il veleno – aggiunge Andrea – I medici mi dicono che dovrei portare la mascherina anche in casa”.
In quelle stanze, la situazione è piuttosto complessa: i figli non dormono più nella loro camera, dove l’odore e la muffa hanno invaso i muri. “Abbiamo imbiancato tutto a maggio. Ma non c’è verso di risolvere la situazione. I ragazzi dormono sul divano e nel nostro letto – spiega Emanuela – mentre io mi accontento della sdraio. Ci sono tanti alloggi vuoti anche in questo stesso palazzo e in quelli tutt’intorno. Chiediamo che ce ne venga assegnato uno anche da sistemare, potremmo pensarci noi, ma che sia più dignitoso, non per un questione estetica, ma di tutela della salute di mio marito e dei miei figli”.
Emanuela ha scritto anche al sindaco di Novara, Alessandro Canelli: “Mi ha risposto che affronteranno caso per caso, di avere pazienza nel frattempo. Non chiediamo la reggia di Versailles, solo una soluzione che possa evitare di danneggiarci ulteriormente. Da quando è stato trapiantato, mio marito passa tanto tempo in ospedale e ha radicalmente cambiato abitudini di vita. Questa muffa non gli fa certo bene. Speriamo di risolvere la questione quanto prima”.