Ma qualcuno ha mai pensato di guardare a “Musa” in versione “donna”? Musa già di per sé è un problema, in “rosa” lo è ancora di più. Ci racconta le sue avventure quotidiane Sara Viano, titolare di un’attività in pieno centro di Novara.
“Innanzitutto, credo che un amministratore prima di prendere una decisione debba ascoltare i cittadini e non il contrario come invece sta avvenendo a Novara. E poi ci sono alcuni aspetti legati a questo nuovo Piano Parcheggi che non sono mai stati considerati. Io vedo Musa in chiave femminile ed è tutt’altro che incoraggiante”.
Sara Viano parte da una sostanziale desertificazione del centro: “E’ vero che obiettivo, tra gli altri, di Musa, è diminuire l’inquinamento da auto (che poi è tutto da vedere se sia solo il traffico a causarlo), ma da quando c’è Musa davvero il centro storico è deserto”.
E questo crea problemi di sicurezza, soprattutto per le donne: “Consideriamo che la maggior parte delle commesse dei negozi sono ragazze e donne che chiudono alle 19.30, ma escono di fatto dal negozio alle 20. Una volta, in fondo a viale Turati, le mie commesse riuscivano a trovare posto nella zona libera. Poi è stata messa a pagamento anche quella zona, ancor prima di Musa. Quindi si cercava posto nelle vie un po’ più lontane dal centro, ad esempio via Tadini e ci si faceva due passi a piedi. Ora nemmeno più quelle zone sono libere”. E quindi ci si sposta più in là. Ma facendo questo subentra un problema ulteriore di sicurezza.
Sara racconta di un fatto accaduto ad una sua dipendente: “Ha parcheggiato l’auto nella zona delle ferrovie Nord; quando è rientrata dal lavoro ha trovato sedute sulla sua auto quattro o cinque persone straniere che beatamente facevano banchetto. Si è spaventata e ha chiamato il marito. Non è successo nulla per fortuna, ma non è piacevole per una donna affrontare situazioni simili”.
Anche l’ipotesi di utilizzare una bicicletta non è una soluzione: “Io utilizzo la bicicletta tutti i giorni. Mi sveglio al mattino, porto i bambini a scuola, vado a fare la spesa e poi al lavoro fino alle 8 di sera. Invito qualcuno dell’amministrazione a girare in bici per la città. Le piste ciclabili sono in una situazione di degrado incredibile, vogliono farci pedalare? Bene, ma almeno cercate di non farci cadere… E poi certe zone percorse in bici, la sera, sono buie se non ci sono le vetrine accese. Insomma, un disagio dietro l’altro…”.
Un ulteriore rischio è legato al potenziale ampliamento della Ztl: “Oggi alcune commesse del centro si fanno raggiungere, a fine orario di lavoro, dai mariti che le aspettano con l’auto parcheggiata ad esempio vicino alla chiesa di San Marco. Se amplieranno la Ztl, non sarà più possibile nemmeno muoversi in questo modo e il centro si desertificherà ancora di più con una sensazione maggiore di insicurezza e paura”.
Una mamma, il sabato pomeriggio, porta anche i figli a svagarsi un po’: “Ho parlato con tante altre madri. Di solito ci si trova ai gonfiabili per far trascorrere un pomeriggio di libertà e di divertimento ai bambini. Peccato che da quando la zona tutt’intorno alla bocciofila è a pagamento anche i giochi sono vuoti o semivuoti”.
Per favorire la propria dipendente, “abbiamo anche pensato di pagarle l’abbonamento agli stalli blu. Siamo andate allo Sportello Musa dove non sapevano nulla della scontistica del 50% prevista sugli abbonamenti e ancora prima abbiamo fatto richiesta per avere un abbonamento in zone come viale Buonarroti o dintorni, approfittando dello sconto del 20% annunciato. Peccato che chi ha un’attività in pieno centro, zona A, non abbia diritto a questo sconto, nemmeno se i suoi dipendenti parcheggiano in fascia arancione. Noi commercianti del centro siamo dunque diversi da quelli che hanno la propria attività altrove?”.
C’è poi tutta la questione legata al concetto di città europea: “Innanzitutto mi chiedo quale città europea vorremmo emulare – prosegue Sara – Vorrei ricordare che nelle città europee come Berlino o Edimburgo, ad esempio, le piste ciclabili sono in ottime condizioni, sono manutenute con grande attenzione e regolarità. E i parchi che la gente attraversa a piedi sono perfetti e piacevoli, ci si ferma a chiacchierare e a fare dei picnic. A Novara non riesco nemmeno a spingere senza difficoltà i passeggini dei miei figli, tra sporcizia e degrado peraltro. Per non parlare del fatto che non ho mai visto un vigile nei parchi, anch’essi tutt’altro che sicuri. E poi, mi chiedo, per quale motivo dovremmo somigliare ad altre città? Perchè non possiamo mantenere la nostra impronta, i nostri spazi, le nostre tradizioni?”.
“Sono metà scozzese e metà italiana – conclude Sara – Ma voglio bene a questa città che è quella in cui ho formato la mia famiglia e vorrei che chi amministra e governa avesse più a cuore i suoi abitanti e i suoi spazi. Musa è un progetto che va in tutt’altra direzione”.