Magari non sarà identificabile con una vera e propria moschea, ma certamente, in via della Riotta 10, c’è qualcosa di molto simile, probabilmente non in regola con la destinazione urbanistica di quel luogo. Al PdL, che ha presentato un’interrogazione a riguardo, le risposte del Sindaco, incomplete, non sono piaciute: “Il centro culturale in via della Riotta 10 non è una moschea, ma un luogo di ritrovo gestito dal Centro islamico di Novara – si legge in risposta – L’immobile si trova in un’area che il Prg classifica come “Mix R“”, prevedendo al suo interno le più svariate attività, fra le quali prevale la destinazione a scuola e laboratori scientifici. “A seguito di segnalazioni pervenute dai residenti – continua il documento di risposta alla mozione – la Polizia municipale ha effettuato un sopralluogo il 12 maggio, prendendo visione del regolare contratto di affitto“. Ma all’interno di quella struttura, come è stato rilevato dall’intervento dei vigili, sono stati individuati anche locali adibiti a cucina e dormitorio. Come dire, lì dentro si prega, si mangia e si dorme. E in un ambiente scolastico, tali attività non sono previste. Dopo il sopralluogo sono stati allertati anche altri uffici tra cui Asl e Questura che devono ancora dare risocntro alla richiesta della Municipale.
In quel luogo, i residenti hanno notato e segnalato in più occasioni (anche al presidente del Consiglio Massimo Bosio) la presenza sospetta di una moschea, laddove quell’ambiente è invece destinato ad altro. Il confine tra moschea e centro culturale, in realtà, è molto labile, ma quello che chiede la consigliera Isabella Arnoldi, a nome del gruppo del PdL è “il rispetto delle regole da parte di tutti: quel luogo è oggi adibito a istituto scolastico, ci sembra di capire, quindi quanto avviene al suo interno è compatibile con la vera destinazione dei locali? La presenza massiccia di persone che vanno a pregare, dormire e mangiare in quelle stanze fa parte del regolamento di convivenza tranquilla e sicura per chi abita lì vicino? Contiamo di avere quanto prima delle risposte certe, auspicando che vengano, in ogni caso, assunti provvedimenti e decisioni conseguenti compatibili ed uguali per tutti. Non bisogna giustificare con il concetto di integrazione il mantenimento di strutture che non rispettano le norme di legge”.