Secondo l’indagine pubblicata ieri dalla Cgia di Mestre Novara è al 18° posto fra le città più tassate d’Italia, prima di Milano e Torino. Terza fra quelle del Nord Italia, preceduta solo da Genova e Parma.
La ricerca, condotta dall’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre prende il considerazione, in 50 comuni capoluogo, il peso complessivo nel 2015 di Irpef, addizionali comunali e regionali all’Irpef, Tasi, bollo auto e Tari sui bilanci delle famiglie italiane.
Il primato spetta alle città del Sud ed in particolare a Reggio Calabria e Napoli. Seguono Salerno, Messina e Roma. Genova è la prima città del Nord e si trova al 13° posto, mentre Parma è diciassettesima. Poi appunto Novara dove una famiglia media paga 7.377 euro di tasse l’anno (ma restano fuori tutte le altre, ovviamente non considerate dalla ricerca), contro le 6901 del fanalino di coda Udine.
L’analisi è condotta dall’Ufficio Studi della Cgia che ha rilevato il carico fiscale che ha gravato nel 2015 su una famiglia considerata “media”, ovvero composta da un lavoratore dipendente con un reddito annuo di 31 mila euro (1900 euro mensili netti), con un coniuge ed un figlio a carico, con un appartamento di proprietà di 100 metri quadrati ed in possesso di una vettura di media cilindrata.
A pesare enormemente sulla classifica, che vede primeggiare le città del Mezzogiorno, l’addizionale regionale Irpef dovuta ai disavanzi delle aziende sanitarie del Sud e la Tari (TAssa RIfiuti) che di recente è a totale carico dei cittadini: qui a fare la differenza sono i costi per lo smaltimento dei rifiuti che penalizza le città che hanno gravi ritardi nell’applicazione della raccolta differenziata (singolare il fatto che Novara in questo settore sia fra le più virtuose… Evidentemente questo dato non è sufficiente a colmare il gap causato dagli altri tributi).
Assolutamente rilevante è la considerazione della distanza fra la somma dei tributi della prima città in classifica (Reggio Calabria con 7684 euro) e l’ultima (Udine come detto con 6901): si tratta di 783 euro, ovvero un divario notevolissimo fra le città capoluogo e che deve indubbiamente far riflettere.