“Quel che non è leggermente difforme ha un aspetto insensibile, ne deriva che l’irregolarità, ossia l’imprevisto, la sorpresa, lo stupore sono una parte essenziale e la caratteristica della bellezza”.
Lo scriveva Baudelaire a proposito della bellezza, quasi a suggerire che la perfezione, notoriamente impossibile sulla terra, in realtà sia cosa diversa e lontana dal bello, per quello che l’uomo intende e percepisce.
Senza stare a scomodare altre altisonanti citazioni, basta ricordare l’assunto del decisamente meno accademico Nino Frassica, alias frate Antonino da Scasazza, il quale dalla poltrona del più bel varietà televisivo che ricordi (“Quelli della notte” a fianco di Arbore) soleva dire che: “Non è bello ciò che bello, ma che bello, che bello, che bello!” storpiando una massima popolare, mantenendone però intatto il significato: la bellezza non è un valore assoluto od oggettivo e su queste basi si può dunque affermare con ragionevole sicurezza che il gioco espresso dal Novara di Mimmo Toscano non è solo efficace, ma anche bello.
Questo anche perché l’efficace, in quanto tale, non può che essere anche bello.
Per carità saltiamo a piè pari un dibattito che rischia di assomigliare a quello eterno fatto intorno ad etica ed estetica e veniamo al punto; perchè se anche forse non ci troviamo di fronte ad una vera e propria querelle, “verba volant” nel caso di qualche tifoso magari un po’ sprovveduto, ma “scripta manent” parlando di qualche collega o degli inevitabili soloni da bar sport, a cui non bastavano le vittorie degli azzurri, perchè c’era sempre il modo di sottolineare il confronto fra questa e quella squadra, fra Toscano e qualche altro suo collega, presunto erede di Guardiola o Mourinho.
Quanta eco spesa per sottolineare le epiche imprese fatte da Pavia, Alessandria e Bassano ad esempio, dove ottimi allenatori come Riccardo Maspero, non solo stavano al passo del Novara di Toscano, ma al contrario dell’ex Ternana, mostravano anche un gioco articolato e bello da vedere, mentre la presunta mancanza di idee palesata da Evacuo e compagni, alla lunga sarebbe venuta a galla in tutta drammatica evidenza.
Una teoria che non sta in piedi, anche solo per il semplice fatto che non solo Pavia e Bassano, ma anche l’Alessandria e lo stesso Como (almeno all’andata), nel confronto diretto hanno semplicemente assistito a diverse esaltanti e bellissime lezioni di calcio. Anche quando il Novara non è riuscito a prendersi tutta la posta, vedi pareggi fortunosi nelle trasferte di Alessandria e Pavia, e nella sfortunatissima partita al Piola contro il Bassano, quando lo stesso Antonino Asta, bravo, preparato e leale qual è, ha candidamente ammesso la superiorità della squadra di Toscano.
Il partito anti-Toscano, anche se un po’ carbonaro, è esistito, eccome, adesso che il carro dei vincenti è ancora in giro, probabilmente in pochi si permetteranno di fare dei distinguo, ma fidatevi di chi era a Lumezzane (come in tutte le altre partite di questa stagione); prima che Corazza indirizzasse partita e stagione verso il meritato trionfo, c’era qualcuno che inveiva contro il “Cannibale”, reo di “aver sbagliato ancora una volta formazione”.
Il tecnico reggino è arrivato al Novara quando tutti parlavano di riammissione, a guidare una squadra definita pronta per la serie B, e quando due giorni dopo la presentazione al Broletto ci siamo accorti che dovevamo cambiare il biglietto per Trapani con quello per Monza, a Mimmo Toscano è rimasto il cerino in mano e la condanna a vincere.
Per fortuna avevamo l’uomo giusto al posto giusto, capace di 4 promozioni in 5 anni, capace di gestire pressioni e situazioni che avrebbero fatto tremare le ginocchia a chiunque, capace di rivedere le sue convinzioni tattiche e riaggiustare di volta in volta la squadra in corsa; capace di surrogare fino a 9 giocatori titolari ed arrivare a mettere in campo fino a 6 ex primavera, senza che nessuno si accorgesse delle assenze; capace di recuperare prima mentalmente e poi fisicamente, giocatori chiave come Pesce, Buzzegoli e Gonzalez; capace di rischiare e vincere le sue scommesse su giovanissimi come Dickmann e Schiavi.
Il suo 3-4-3 iniziale era anche spettacolare, alla faccia degli esteti, ma cozzava contro il muro costruito da avversari che quando affrontavano il Novara si limitavano a distruggere o speculare.
Ma l’unico credo di Toscano sono i tre punti e per vincere ha saputo cambiare modulo ed adattare il materiale umano e tecnico disponibile. Inutile tentare di stanare i soliti 10 avversari che ti aspettano dietro la linea della palla. Da Venezia in avanti il Novara non è più stata la bella squadra che faceva divertire, anche e soprattutto gli avversari, ma si è trasformata in gruppo di uomini che ogni volta scendevano in battaglia per portare a casa il tutto il bottino, trasformando la contesa in una sorta di uno contro uno, dove a prevalere era quasi sempre la maggiore qualità degli azzurri.
Da lì in avanti il Novara, pochi punti e tante pacche sulle spalle, è diventata una macchina da guerra cinica e cattiva, capace di badare al solido ed a gioirne sono stati soprattutto i veri tifosi azzurri, che ancora scossi dalla debacle dello scorso anno e dai numerosi schiaffi presi dai “palazzi del calcio”, hanno lottato e sofferto, ma poi gioito, insieme a Toscano ed ai suoi ragazzi; mentre i criticoni storcevano il naso, senza saper cogliere nell’evoluzione, una scelta mirata e consapevole di chi è capace di fare di necessità virtù…
La controprova sta proprio negli scontri diretti, contro avversari che, volenti o nolenti, si sono trovati nella condizione di non poter più aspettare nella propria metà campo ed i risultati (ma anche il gioco) sono sempre stati dalla parte di Toscano.
La storia del calcio è piena di squadre ed allenatori favoriti che non ce l’hanno fatta; Toscano doveva vincere ed ha vinto, Maspero è al bar a disquisire di estetica, magari in compagnia di qualcuno dei nostri esperti soloni.
Settantasette punti fatti sul campo, miglior attacco, miglior difesa, miglior differenza reti, maggior numero di vittorie, record di vittorie casalinghe e straordinario numero di minuti di imbattibilità; unitamente al fatto unico nella storia pluricentenaria del Novara calcio, che per la prima volta può vantare tre attaccanti in doppia cifra.
Alle innumerevoli e dotte disquisizioni sul bello, su etica ed estetica, mi piacerebbe si riconoscesse apertamente il “bello” di cui è stato mirabile fautore Domenico Toscano da Reggio di Calabria, capace persino di uscire dalla dialettica esclusivamente filosofica, per affrancarsi all’eloquenza dei numeri.
Per tutti questi motivi, fra etica ed estetica io francamente scelgo il vincente gusto pratico di Toscano.