Novara, il parlamentare Sozzani indagato anche per corruzione. A maggio i pm di Milano ne avevano già chiesto l’arresto per finanziamento illecito ai partiti
È indagato anche per corruzione il deputato novarese di Forza Italia Diego Sozzani, per il quale i magistrati milanesi, all’inizio di maggio, hanno già chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto per finanziamento illecito nell’ambito della maxi indagine della Dda su tangenti e mazzette in Lombardia. È emerso nell’ambito del procedimento che si sta svolgendo davanti al gip Raffaella Mascarino sull’utilizzabilità o meno di sette intercettazioni che lo riguardano e che, secondo i pm, come scritto negli atti, individuano diverse e ulteriori «operazioni illecite».
Per Sozzani il gip, nell’ambito del maxi blitz del 7 maggio che ha portato a 43 misure cautelari, ha già emesso un’ordinanza di arresti domiciliari, poi inoltrata a Montecitorio, per un finanziamento illecito dall’imprenditore Daniele D’Alfonso (in carcere) da 10 mila euro per le elezioni politiche del marzo 2018.
Gli stessi pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri, però, negli atti integrativi depositati per le udienze sull’utilizzabilità delle intercettazioni, hanno scritto che da quattro intercettazioni, captate tra dicembre e gennaio (a cui ne hanno aggiunte altre tre registrate tra marzo e aprile), «si ricava l’ottenimento da parte dello Studio Tecnico Associato Greenline», amministrato dal parlamentare e dal fratello Stefano, «di incarichi da parte di società pubbliche sulle quali Caianiello», presunto «burattinaio» del sistema di tangenti, appalti truccati, nomine pilotate e finanziamenti illeciti, «esercita il suo indiscusso potere di influenza».
Gli inquirenti, in pratica, individuano nelle intercettazioni diverse «operazioni illecite», come gli «incarichi affidati» allo studio dei fratelli Sozzani dalle società in house Accam e Alfa srl con accordi che, secondo la Dda, avrebbero previsto, poi, la «retrocessione» di parte dei compensi a Caianiello.
Per l’avvocato Massimo Dinoia, con la collega Carla Zucco difensore di Sozzani (il quale in quel periodo parlava con Mauro Tolbar, presunto collettore di tangenti, e Caianiello, intercettati anche col sistema “troyan” inoculato nei telefoni), quelle intercettazioni sono «inutilizzabili», non furono affatto «casuali» e dovevano essere autorizzate. Il gip si è riservato di decidere se mandarle o meno alla Camera.