“E’ uno psicopatico, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dirgli: non ti crediamo”. Il novarese Alberto Torregiani parla senza troppi giri di parole ai microfoni di Studio Aperto, smentendo categoricamente le dichiarazioni di Cesare Battisti, che nei giorni scorsi ha affermato di avere avuto con lui un rapporto di carattere epistolare, in cui Torregiani gli avrebbe detto di essere convinto che l’ex terrorista dei Pac non abbia nulla a che fare con la morte di suo padre. Pierluigi Torregiani fu ucciso il 16 febbraio 1979 da un commando di tre componenti dei Proletari armati comunisti davanti alla propria gioielleria di Milano. Nella sparatoria rimase ferito anche il figlio Alberto.
Un botta e risposta a distanza fra Battisti e Torregiani, che arriva nei giorni in cui la Corte costituzionale brasiliana ha preso tempo per esprimersi sull’eventuale estradizione in Italia del terrorista, arrestato agli inizi di ottobre mentre cercava di espatriare in Bolivia. Estradizione che il Brasile ha già negato più volte, lasciando i familiari delle vittime in attesa di giustizia. Sono 4 i delitti, avvenuti negli anni di piombo, per cui è stato condannato all’ergastolo in contumacia.
“Perché la Corte costituzionale brasiliana – si chiede Torregiani – ha così tante titubanze sul fatto che lui è un farabutto, un delinquente, un criminale, un terrorista, che manda altri a uccidere Torregiani, perché secondo lui era un porco capitalista?”.
Battisti ha dichiarato di avere anche aiutato Torregiani a scrivere un libro. Nel 2006 il figlio del gioielliere ucciso ha pubblicato, insieme a Stefano Rabozzi, “Ero in guerra e non lo sapevo”. Torregiani smentisce anche di avere avuto rapporti diretti con lui, raccontando di essere stato contattato nel 2006 dalla scrittrice Fred Vargas, amica di Battisti: “Lei mi chiese se volevo rispondere a una comunicazione di Battisti. Ho risposto di sì per cortesia – spiega – E ora mi trovo nelle condizioni di dover essere io a giustificarmi di quello che sta succedendo”.