È novarese uno dei più esperti di Bob Dylan: Giovanni Cerutti, borgomanerese, ancora prima dell’assegnazione del Premio Nobel al grande artista, ha pubblicato per Interlinea “Play a song for me“, una raccolta di testimonianze dedicate a Dylan.
“Il libro era stato pensato nel 2011 come omaggio per i 70 anni di Dylan – spiega Cerutti – Ho strutturato il libro come si strutturano le laudatio per i docenti universitari, una raccolta di scritti e di testimonianze, tutte necessarie a creare il profilo dell’artista”.
Cerutti nel suo libro cita persone ed artisti che hanno condiviso con Dylan un pezzo di strada: da De Andrè a Bruce Springsteen, da Richard Gere a De Andrè.
“Un libro strutturato in due sezioni: la prima dedicata alle testimonianze di coloro che l’hanno conosciuto e insieme a lui hanno percorso un determinato tragitto. La seconda è dedicata invece a persone che si sono ispirate a Bob Dylan: Guccini, ad esempio, de Andrè, Benni e anche Richard Gere che racconta di quando andava al liceo e invece di studiare ascoltava le canzoni del grande artista”.
Nel testo di Cerutti, c’è anche un saggio che fa un parallelo tra Dylan e Obama, come se l’elezione di Obama fosse il compimento di tutto quello che Dylan ha cantato.
L’introduzione è affidata alla penna dello stesso autore che evidenzia l’importanza di Dylan nella storia dell’arte, della letteratura e della musica, spiegando come, negli anni, nonostante la fama da rotocalco fosse ondeggiante, Dylan sia stato un punto di riferimento imprescindibile per chi lavora nel mondo della scrittura e della politica.
Una passione, quella per Bob Dylan, nata quando Giovanni Cerutti aveva 16 anni: “Ho letto moltissimo su di lui sulle antologie scolastiche. Era impossibile, a quel tempo, non incrociare il suo nome. Poi, nell’estate di quello stesso anno, ero in Inghilterra: poco lontano da dove alloggiavo si è tenuto un concerto fantastico, con 250 mila persone. Una pietra miliare che ha contribuito ad alimentare ulteriormente la già forte passione che nutrivo per lui”.
Il Premio Nobel doveva arrivare: “Questo Premio ha due valenze – spiega Cerutti – da una parte, il riconoscimento di un’opera, quella di Dylan, che è stata una delle forme più alte dell’indagine sull’uomo contemporaneo, in grado, nelle canzoni dell’artista, di esprimere inquietudini e descrizioni della propria vita sociale ed introspettiva. Lui riesce a dire quello che sentiamo ma che non siamo in grado di manifestare”.
Il Premio Nobel a Dylan rappresenta anche “il riconoscimento del fatto che la canzone è una delle forme letterarie della contemporaneità; un elemento peraltro che affonda le sue radici in epoca antica: l’Iliade e le poesie di Saffo venivano cantate e musicate”.
E oggi? Ci sono artisti del calibro di Dylan? “C’é Leonard Cohen, a livello internazionale, e De Andrè e De Gregori in Italia. Ci sono artisti che seguono l’impronta di Dylan e che, come lui, sono in grado di esprimere i più alti livelli di poesia”.