“Nuovi” uffici per la polizia provinciale. Piantanida: “una sede più funzionale che garantisce sicurezza e privacy”. Chiesto un tavolo in Prefettura per il problema dei cinghiali
Taglio del nastro questa mattina a Palazzo Natta per i “nuovi” uffici della polizia provinciale, che si è “spostata” in realtà di pochi metri ma in una sede, come ha sottolineato il consigliere delegato Luca Piantanida, “più rispondente ai criteri di sicurezza e di privacy, anche in relazione alla tipologia del lavoro che, per alcuni settori come quello ambientale, è particolarmente delicata”. Un trasloco, in realtà da una parte all’altra dello stesso corpo del palazzo, iniziato alla fine di dicembre e terminato, di fatto, solo recentemente.
Al lavoro, nel corpo della polizia provinciale che nel corso degli anni ha subito un’autentica decimazione – erano 18 ante legge Delrio – al momento ci sono nove agenti (di cui due part time) che coprono un ampio territorio – sono 87 i comuni della provincia sui quali hanno competenza – e che aono impiegati in quattro settori, che vanno dall’amministrativo a quello stradale, dalla caccia e pesca all’ambiente-ecologia. L’inaugurazione è stata anche il momento per fare il punto sul problema degli ungulati. “Un problema sempre più importante – ha specificato Piantanida – che riguarda non solo gli agricoltori ma anche gli automobilisti e la loro incolumità”. Proprio per parlare del problema dei cinghiali “Abbiamo chiesto alla Prefettura la convocazione di un tavolo – ha sottolineato il presidente Binatti – insieme alle due Atc e al Parco per cercare di capire come muoversi alla luce della recente sentenza del Tar”. Lo scorso 12 febbraio infatti è stata pubblicata la sentenza del tribunale amministrativo del Piemonte che, accogliendo il ricorso presentato da associazioni ambientaliste e animaliste contro il controllo dei cinghiali, ha bloccato la legge regionale. Al momento i piani di abbattimento sono bloccati in attesa che la Regione presenti un nuovo piano in linea con le direttive nazionali. “La legge nazionale – specifica Piantanida – dice che si possono attuare con metodi ecologici e, nel caso in cui non funzionassero, con abbattimenti fatti però da agenti di polizia provinciale con i proprietari dei fondi e non da cacciatori”.