Oleggio in lutto, lacrime e silenzio. La città si è stretta per l’ultimo saluto intorno alla famiglia Cecala morta nel crollo del ponte Morandi
Un cielo cupo, qualche accenno di pioggia poi, mentre le campane scandivano dieci rintocchi, un raggio di sole ha illuminato il piazzale davanti alla parrocchiale di Oleggio; a dare l’ultimo saluto alla famiglia Cecala, che ha tragicamente trovato la morte la vigilia di Ferragosto sulla strada delle vacanze, erano in molti, stretti in un attonito silenzio.
Autorità, civili e militari, sindaco e presidente della Provincia, ma anche primi cittadini dei paesi dell’Ovest Ticino, i colleghi di Cristian della Dhl, i volontari della Croce Rossa della delegazione di Oleggio ma soprattutto tanti bambini e ragazzini compagni, di scuola e di sport, della piccola Crystal.
Ed è stato in quel silenzio irreale e assoluto che il vescovo, monsignor Franco Giulio Brambilla, ha impartito, ancora sul sagrato, la prima benedizione alle tre bare tra le quali spiccava e strideva quella più piccola, bianca e coperta di rose candide.
“Un ponte progettato per sostenere, per collegare, per unire, simbolo di Genova e delle vie di comunicazione, crollato sotto lo sguardo del mondo intero – ha detto Don Gianluigi Cerutti, vicario episcopale per il clero e amico di famiglia, nell’omelia – Al boato sono seguite le grida di dolore, di angoscia. Su quel ponte c’era anche l’auto di una famiglia a noi molto cara, come molti altri in viaggio per la sospirata vacanza. Su quel ponte una frazione di secondo ha fatto l’infinita differenza. Un boato seguito dal silenzio e si è fermata l’Italia intera”. Un dolore e una commozione palpabile tra le tante persone, occhi arrossati e fazzoletto alla meno, strette le une accanto alle altre per testimoniare la vicinanza alle due famiglie. “No, non li conoscevo – dice un anziano – Ma sono di Oleggio, sono nostri concittadini”. “Sembra impossibile – aggiunge una donna – che la vita di un’intera famiglia possa essere spezzata nel giro di qualche secondo”.
E in chiesa, a testimoniare la terribile realtà di quel dramma, quelle tre bare allineate di fronte all’altare; su tutte una maglietta della Jamaica ma su quella di Crystal anche un orsacchiotto di peluche appoggiato da una compagna della squadra di twirling. “Solo la luce della fede può attraversare questa terribile oscurità – ha aggiunto Don Gianluigi – Cristian, con Dawna e Crystal sono viventi in Cristo risorto”.
Un lungo applauso, e un lancio di palloncini bianchi e rosa, ha accolto all’uscita dalla chiesa il feretro della piccola e dei suoi genitori.