Omicidio Gennari, sentenza definitiva per Sansarella. La Cassazione ha confermato i 18 anni di carcere inflitti in tutti i gradi di giudizio all’ex ultra del Novara che ha ucciso a bastonate l’amico dopo una lite al bar
La Corte di Cassazione, nei giorni scorsi, ha confermato la condanna a 18 anni di carcere nei confronti di Nicola Sansarella, l’ex ultras novarese accusato di aver ucciso e poi sepolto nei boschi di Santa Rita l’amico quarantaquattrenne Andrea Gennari, di Granozzo, la notte fra il 14 e 15 dicembre 2015. I giudici hanno respinto il ricorso presentato dai suoi legali e quindi la sentenza è diventata definitiva. Nessuno sconto, dunque, rispetto a quanto stabilito dal giudice di Novara e dall’Appello di Torino, che hanno qualificato l’episodio come omicidio volontario concedendo le attenuanti generiche e lo sconto di un terzo della pena previsto per il rito abbreviato.
L’episodio aveva clamore e cordoglio in città, visto che sia la vittima sia l’assassino erano persone molto conosciute, soprattutto nell’ambiente dei tifosi di calcio. La sera del 14 dicembre Sansarella e Gennari avevano visto assieme la partita del Novara Calcio in un bar del rione Santa Rita a Novara. Poi era nato un litigio perché il primo non voleva che l’amico, ubriaco, andasse a casa da solo in auto fino a Granozzo. E dagli insulti si era passati alle mani, a un vero e proprio pestaggio. Gennari era stato colpito a bastonate. In fin di vita aveva trovato ospitalità in una baracca degli orti di Santa Rita, da un conoscente di Sansarella. La mattina successiva i due l’avevano trovato morto e l’avevano sepolto nel bosco poco distante. I carabinieri avevano poi ricostruito tutta la vicenda e identificato i responsabili. L’omicida ha sempre detto di avere colpito l’amico ma non pensava che fosse così grave, perché altrimenti avrebbe chiamato i soccorsi. Quando se n’era andato dalla baracca, Gennari sembrava cosciente.