Preso anche il mandante dell’omicidio di Pombia: il terzo arresto chiude il cerchio sulle indagini per la morte di Matteo Mendola, il 33enne di Busto Arsizio (Varese) ucciso nella notte fra il 4 e il 5 aprile e abbandonato in un capannone dismesso nei boschi del Parco del Ticino piemontese. Nelle ultime ore è finito in manette Giuseppe Cauchi, imprenditore edile 52enne, anch’egli residente a Busto. Alle spalle solo dei guai guidiziari per delle fatture false. Come la vittima, è originario di Gela. Per gli investigatori “il movente è ancora da chiarire, ma non c’è dubbio che si tratti di un delitto maturato nell’ambiente della criminalità e che la droga possa avere avuto un ruolo in questo omicidio così efferato”, ha spiegato la procuratrice capo di Novara Marilinda Mineccia.
Il corpo senza vita di Mendola era stato trovato da un residente della zona, che la mattina del 5 aprile stava facendo una passeggiata fra i boschi ai margini di Pombia. Il 33enne era stato colpito 12 volte alla testa con il calcio di una pistola e con una batteria, poi freddato con due colpi di arma da fuoco. Nelle tre settimane successive al delitto erano stati arrestati Antonio Lembo e Angelo Mancino, ritenuti esecutori materiali del delitto. Mancino era stato bloccato a fine aprile a bordo di un treno, mentre cercava di raggiungere Monte San Savino (in provincia di Arezzo).
Sin da subito i due avevano iniziato a fare il nome di Cauchi. Ma gli inquirenti hanno dovuto lavorare 3 mesi, ricostruendo incontri e contatti, per riuscire a raccogliere riscontri validi per poter chiedere l’arresto del presunto mandante. Ora, secondo il pm Giovanni Caspani, che ha coordinato le indagini dei Carbinieri del nucleo investigativo di Novara, “siamo riusciti a ricostruire un quadro accusatorio che ci rende fiduciosi”.