Tre anni per la sua realizzazione, quattro mesi di incontri a tappeto per ascoltare i territori e prendere atto delle esigenze di ciascuno. Sono i tempi della riforma sanitaria decisi dall’assessore regionale Antonio Saitta. Se il Piano non è un dogma e non lo sono nemmeno i posti letto, come dice Saitta, allora viene da chiedersi come verrà resa operativa tale riforma. Perchè dal confronto con i vari rappresentanti della sanità piemontese (dai sindaci alle associazioni fino ai cittadini) di sicuro emergeranno volontà di assoluta tutela del proprio ospedale o della propria struttura. Quando si parla di questo, nessuno vuole che si tocchi nulla, perchè la chiusura di un ospedale è sempre una scelta che porta impopolarità. Ci hanno già provato in molti, prima di Saitta, a realizzare una riforma sempre più necessaria alla luce di un decennio di sprechi e di gestione poco oculata di un settore che, oggi, si pretende venga riequilibrato. Ma nessuno, come si può facilmente contstare, ci è riuscito. Ci auguriamo che questa sia la volta buona… Per il Piemonte e per i piemontesi.
“Dobbiamo liberarci dalla morsa del commissariamento per rilanciare il sistema. Ma, sia chiaro – ha sottolineato Saitta nell’incontro di alcuni giorni fa a Novara – l’approccio non è economico: lavoriamo per migliorare la nostra sanità, i servizi, l’accessibilità, la competitività sul mercato. Nessun piano nasce perfetto perciò non sussiste alcuna preclusione: vogliamo migliorarlo grazie all’aiuto di tutti. Ciò non toglie che non cederemo alle mediazioni politiche: i numeri parlano chiaro, troppi sono gli sprechi e serve ottimizzare il servizio”.
Nel Novarese sono diversi i temi legati alla sanità locale sui quali si chiede chiarezza e precisione: dalla Città della Salute al ruolo dell’Università, dalla ventilata riduzione dei posti letto all’ospedale Santissima Trinità di Borgomanero al destino dell’ospedale di Galliate. Nessuna risposta certa, fino a questo momento, se non l’annuncio di un serrato confronto che partirà a gennaio. Entro aprile l’iter dovrà essere terminato e il Piano sanitario, oggi non così vincolante a quanto pare, a quel punto dovrà diventare documento ufficiale su cui basarsi per riorganizzare e razionalizzare la sanità della Regione.
Saitta si è anche soffermato, nell’incontro promosso dal consigliere Domenico Rossi, sui due punti che maggiormente interessano il Novarese: la riduzione dei posti letto di Borgomanero e il nuovo ospedale di Novara.
“Il parametro dei posti letto – ha sottolinea Saitta – non è determinante: i nuovi sistemi di cura lo rendono superato. I grandi ospedali non sono più garanzie di grandi servizi, ma ragioneremo seriamente su questa opzione a livello di quadrante vista la specificità del caso”.
E ragionando in un’ottica di quadrante spaventa un po’ il fatto che, come è emerso nell’incontro, l’ospedale Maggiore ad oggi non risulti struttura idonea a ricoprire il ruolo di hub per il quadrante. Da qui, viene da pensare che si renda necessario, entro breve tempo, la realizzazione di un nuovo ospedale, pena la “svalutazione”, in termini sanitari, del Maggiore stesso. Del resto, la pianificazione dell’assessore Saitta si basa proprio sull’individuazione di hub che siano punti di riferimento per un territorio molto più ampio rispetto a quello contenuto nei confini provinciali. Per Novara significherebbe far convergere, sul Maggiore, anche il Biellese, il Vercellese e il Vco.
Insomma, un bel groviglio di domande – questa riforma sanitaria – a cui i cittadini chiedono risposte chiare.
SS