Per il mondo della psichiatria, il 31 marzo 2015 è una data storica, una data che cambia profondamente l’approccio e la fase di recupero dei malati psichiatrici. Il 31 marzo hanno chiuso formalmente gli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg): una battaglia che, a livello politico, è stata combattuta per anni, con appelli più che determinati, negli ultimi tempi, da parte dell’ex Presidente della Repubblica Napolitano a chiudere la partita.
Dopo l’approvazione della Legge Basaglia, sono stati aperti gli Opg, una realtà che, come si evince dai documenti della Commissione di Governo che, fino allo scorso anno, ha effettuato controlli e sopralluoghi, in certi casi poco distava da quella dei manicomi criminali.
“Erano una vergogna per questo Paese – commenta il professor Domenico Nano, responsabile del Dipartimento di Salute Mentale Asl Novara – E’ una sacrosanta chiusura. Le condizioni di vita all’interno di queste strutture, in certi casi, erano inumane e sono state ben documentate dalla Commissione del Governo che nei sopralluoghi negli Opg italiani hanno trovato situazioni veramente spaventose. Alcuni, nel Sud, erano strutture fatiscenti ma soprattutto al di fuori di qualsiasi controllo: all’interno di queste strutture sembrava che nessuno dovesse rendere conto a nessuno e questo le rendeva ancora più drammatiche”.
La mancata individuazione di strutture alternative ne ha ritardato la chiusura. Ora la decisione definitiva: i pazienti più gravi verranno ricollocati nelle Rems (Residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria), strutture quasi completamente sanitarizzate, ma naturalmente garanti della necessaria sicurezza sia del paziente sia di chi sta all’esterno.
“I Rems – continua Nano – sono delle piccole strutture sanitarizzate e controllate. Una scelta positiva per i progetti che verranno portati avanti. Qui troveranno ospitalità i pazienti che presentano situazioni di particolare gravità. Gli altri saranno ricollocati sul territorio”.
A Castiglione della Stiviera, in un Opg lombardo, erano collocati sei pazienti appartenenti al Novarese: “Ancor prima del 31 marzo, quattro di loro erano già stati integrati in comunità e sul territorio. Di quelli rimanenti, c’è un paziente che dovrà necessariamente essere inserito in Rems”. A giorni, la Regione stabilirà quali saranno i Rems piemontesi a cui rivolgersi. Non dovrebbero essercene nel Novarese.
La situazione negli Opg molto somigliava, in alcuni casi, a quella dei manicomi criminali: “Negli ospedali giudiziari erano ricoverati anche pazienti che potevano essere recuperati facilmente ma che, in quelle strutture, specialmente in alcune del Sud, hanno vissuto situazioni estreme che hanno ulteriormente danneggiato la loro salute psichica”.
Molte polemiche si stanno diffondendo sul tema della sicurezza: “Molto spesso si fa un’equazione del tutto errata tra disturbo psichico e pericolosità. In quarant’anni di lavoro, ho visto tanti pazienti che non riesco a pensare come a pazienti pericolosi; vedo piuttosto persone sofferenti, pazienti che hanno dentro di sé un dolore molto profondo. Quando poi succede qualcosa diciamo che è stato un atto di follia. Questo perchè non vogliamo accettare che l’aggressività sia qualcosa di connaturato alla natura umana. Attribuiamo certi atti alla follia per difenderci, perchè non possiamo pensare che quando succede qualcosa di violento possa succedere anche a noi. E’ un modo per rassicurare noi stessi. Negli Opg c’erano pazienti gravi, è vero, ma anche pazienti meno gravi. Molti si sono trovati chiusi in una struttura di questo genere magari anche solo perchè erano depressi e avevano manifestato resistenza a pubblico ufficiale, su un tram o su un treno, o non avevano pagato il biglietto del tram e si erano infervorati all’arrivo del controllore. Magari avevano reagito in modo sconsiderato ed avendo un disturbo psichico sono finiti negli Opg”.
Una questione di cultura: “La gente con disturbi psichici viene pensata come pericolosa e viene emarginata. Queste grandi strutture, per le loro dimensioni e per la loro vita autonoma rispetto all’esterno, effettivamente erano strutture che avevano scarsissima valenza terapeutica. Tanto che a volte finivano anche per generare una patologia o peggiorare quella che c’era. Ecco perchè è una chiusura sacrosanta, tanto attesa e tanto voluta dal mondo della psichiatria moderna”.
Un obiettivo raggiunto, dunque, fortemente sollecitato anche con l’ultima pubblicazione del professor Nano, “I volti della Psichiatria“, redatto con il fotografo Gianni Berengo Gardin, collaboratore di Basaglia nella predisposizione della legge di chiusura dei manicomi. Un testo in cui si mostrano i progressi della psichiatria moderna, la funzionalità dei nuovi progetti e dei nuovi metodi adottati dalla Legge Basaglia ad oggi.