«Paga il pizzo o ti faccio saltare l’auto»: trentenne a processo. Aveva telefonato a un imprenditore di Castelletto con cui aveva affari in sospeso. Ma in tribunale sostiene la tesi dell’errore di persona: «Era lo sfottò per un amico»
«Guagliò, paga il pizzo o ti faccio saltare l’auto». Più o meno queste le parole che un imprenditore residente a Castelletto Ticino si era sentito dire al cellulare la sera del 19 luglio 2014. Di fronte a quella che aveva tutta l’aria di essere una minaccia seria, era corso dai carabinieri. Grazie all’analisi dei tabulati telefonici, i militari non avevano impiegato molto a identificare l’autore della chiamata, o comunque l’intestatario del cellulare da cui era partita nel giorno e nell’ora indicati dalla vittima. In realtà era una persona nota, perché con lui, qualche tempo prima, l’imprenditore aveva condotto una trattativa, poi fallita, per la vendita di una sua casa in Sardegna. La trattativa non si era conclusa perché l’abitazione era gravata da un’ipoteca. Forse una vendetta, quindi, quella del trentenne residente sempre nella zona di Castelletto finito a processo per tentata estorsione. L’imputato nega la richiesta di pizzo e le minacce. Sostiene la tesi dell’equivoco: «Volevo fare uno scherzo a un amico napoletano. Quella sera ero alla festa del paese e c’era molta confusione». Scorrendo la rubrica del telefonino, per sbaglio aveva chiamato l’imprenditore anziché un conoscente, che ha un soprannome praticamente uguale al cognome dell’imprenditore.
Una tesi cui il pm non crede molto: l’imputato, secondo la Procura, voleva invece rivendicare qualche vecchia pretesa per l’affare immobiliare sfumato. Tuttavia è stato ravvisato il reato meno grave di «esercizio arbitrario delle proprie ragioni», cui è conseguita richiesta di proscioglimento per mancanza di querela della vittima (l’iniziale reato di estorsione è infatti procedibile d’ufficio). Il difensore di Cabras, invece, pretende l’assoluzione e punta sull’equivoco. Sentenza ad aprile.