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Novara

Parisi “Il futuro della politica siamo noi”. Da Milano le basi per un nuovo “centrodestra unito”

“L’avversario si combatte con le idee serie che convincono le persone perchè offrono soluzioni, così si costruisce il consenso. Non bisogna votare contro ma votare per qualcosa. La politica contro è quella della sinistra che per vent’anni ha combattuto Berlusconi, che si è inaridita e si è rivelata priva di idee. Noì idee ne abbiamo e questi giorni l’hanno dimostrato. Noi possiamo vincere se coaguliamo il centrodestra, ma nel rispetto delle differenze. Non si fa politica facendo l’opposizione come una testimonianza, ma serve una forza che vuole cambiare il Paese e per questo dobbiamo prima di tutto cambiare la politica… Così si costruisce il futuro e penso che il futuro della politica siamo noi”!

Così Stefano Parisi al termine di un’ora di comizio, ha scaldato il pubblico che gremiva il Megawatt, l’ex capannone industriale nella zona dei Navigli a Milano – ora luogo per fiere e convention  – chiudendo “Energie per l’Italia”, la kermesse di rifondazione del centrodestra.

Un Parisi carico, determinato, trascinatore a tratti simpatico, onestamente lontano anni luce dalla figura un po’ spenta descritta da tanta stampa in questi giorni.

Un discorso ricco di contenuti, peraltro già sviscerati in precedenza dai relatori che per due giorni si sono susseguiti sul triplice palco, povero di slogan, nel quale a fare da filo conduttore è la necessità di un rinnovamento della politica, che deve tornare protagonista della vita del Paese “Nel senso che deve fare scelte che abbiano ricadute non solo nel breve ma nel lungo periodo. Le scelte non si fanno andando a Ventotene, non è lì che si parla di futuro perchè l’Europa di cui parlava Spinelli forse non c’è mai stata, ma sicuramente non ci sarà più”.

“Ventotene, Maranello, Atene, Bratislava: quattro incontri e quattro linee diverse. Ma cosa si son detti Renzi e la Merkel in quegli incontri? Han parlato di quanto è bella la Ferrari? E la politica estera? Questa è una manifestazione di debolezza pazzesca. Ma come si costruisce il futuro se non si riesce ad andare oltre il prossimo trimestre, oltre gli interessi della prossima tornata elettorale?”.

Riduzione della pressione fiscale, riorganizzazione della pubblica amministrazione, federalismo fiscale, autonomia ai comuni, riforma della giustizia, riduzione della spesa pubblica, ambiente, lavoro, servizi, politiche energetiche, immigrazione… sono solo alcuni degli argomenti toccati :”Quello dell’immigrazione è un tema cruciale per il Paese, così come lo è il terrorismo; bisogna dire basta al falso buonismo che poi alimenta le paure. E’ un fenomeno epocale che non si risolve con le battute ma nemmeno  con l’accoglienza incontrollata. Non si risolve riempiendo le  nostre città di profughi perchè poi a soffrire sono le periferie, mica quelli che vanno in vacanza a Capalbio”: la ricetta per Parisi sono la ricerca di interlocutori nel Nord Africa per governare i flussi e l’intransigenza con l’Europa che ancora non ha assunto la questione come tema comune, da affrontare insieme.

“Quello che la politica deve fare è smettere di dire bugie. La politica deve dire la verità: deve uscire dal linguaggio del pensiero dominante e dire le cose come stanno. Gli italiani sono molto preoccupati e molto arrabbiati: perchè i loro risparmi si riducono, il lavoro non c’è, le tasse salgono… Siamo arrabbiati da anni di governi che ci dicono che il problema si sta per risolvere. ma non si risolve mai”.  Poi riferendosi ad una ormai celebre battuta di Renzi “Ha visto la luce in fondo al tunnel?  Era un camion forse… Dire che 80 euro rappresenteranno la ripresa è una bugia. La gente è stanca di queste sciocchezze…”.

Stanca anche dei tecnocrati non eletti “Monti ha ucciso la nostra economia. Le sue manovre non hanno risanato nulla: hanno ridotto investimenti ed aumentato la spesa corrente, portandoci nelle condizioni di oggi! Non abbiamo bisogno di tecnocrati e pedagoghi ma di politici che prendono in mano la situazione e fanno scelte”

Ripartire dal manifesto del ’94, da quei principi liberali che poi si sono perduti nel tempo, aggiornandoli, ripensandoli: questo l’obiettivo di Parisi ovvero creare il nuovo liberalismo popolare, ridisegnando il ruolo dello Stato, della Pubblica amministrazione e dei diritti. “Questo è una paese di sudditi, perchè lo Stato è basato su un impianto normativo che si fonda sul sospetto. Ripartiamo dai diritti, ma quelli veri ripensando al ruolo del pubblico e del privato”. Un tema sviscerato da molti degli interventi dei relatori della due giorni meneghina: dalla giustizia al fisco, alla burocrazia…

Vista da qui la kermesse milanese ha rappresentato uno spaccato significativo dell’Italia “che non funziona”, che ha condensato nelle relazioni dei protagonisti cifre e numeri sconcertanti, offrendo però ricette non banali (quanto realizzabili poi si vedrà).

“Ogni Regione ha il suo sistema sanitario: una cosa incredibile che crea sprechi enormi. Se il sistema sanitario lombardo è quello che funziona meglio applichiamo quello. Ma si abbia il coraggio di decidere anche se in qualche caso le scelte saranno impopolari”.

E poi un appello al ruolo, alla centralità della politica “La politica ha bisogno di integrità ed ha bisogno di persone esperte. Non basta un sondaggio sul web per eleggere i propri rappresentanti. Serve capacità ed appunto integrità” anche se, ammette Parisi, ammiccando a Gabriele Albertini presente in platea, “fare il sindaco ed avere un avviso di garanzia per abuso d’ufficio può significare che si è lavorato bene”.

Eppure proprio la politica (o meglio i suoi rappresentanti più noti) era la grande assente ad “Energie per l’Italia”: nessuno invito, nessun posto riservato, nessun intervento… Chi ha partecipato lo ha fatto spontaneamente.

Da Novara una delegazione di Forza Italia con il coordinatore provinciale Diego Sozzani e del movimento civico “Io Novara” con Daniele Andretta.

Gli altri esponenti di spicco di Fi (presente Mariastella Gelmini che, intervistata, ha difeso l’operato di Parisi “Noi siamo un grande partito aperto al contributo della società civile”) tutti a casa, con qualche rara eccezione. D’altra parte nei giorni scorsi il suggerimento di Arcore era stato piuttosto chiaro in tal senso. Ma non è sembrato un invito volto a “lasciare solo” Parisi. Tutt’altro!

Semmai, questo è apparso chiarissimo fin da subito, la volontà di evitare imbarazzi e polemiche… Tant’è che la platea ha accolto non senza qualche fastidio la presenza di Antonio Razzi, subito circondato dalle telecamere in un brusio prontamente stigmatizzato dal palco.

“Questa volta Berlusconi ha trovato chi spegne la luce e chiude la porta” è stato il commento amaro di un vecchio forzista. Che sia questo il destino di Parisi appare ormai evidente. Che riesca a farlo è ancora da capire, anche se quel “Il futuro della politica siamo noi” è sembrato ai presenti più di una battuta enfatica… Piuttosto una promessa…