CRONACA e TABELLINO
Un antico adagio coniato in epoca “moggiana” da chi dava le carte truccate recita:”Chi vince festeggia, chi perde spiega” a Parma brindano alla testa della classifica, mentre al Novara spetterebbe l’ingrato compito di dare spiegazioni, ma più che spiegare, gli azzurri si fanno alcune domande, sperando di trovare presto risposte esaurienti.
La partita è risolta da un piattone destro di Antonino Barillà da Reggio Calabria, uno che se potesse, userebbe solo il sinistro anche per camminare. Una rete venuta da schema su corner, dopo 20′ minuti di marca azzurra, conditi da un clamoroso incrocio su punizione di Ronaldo ed una discreta pressione novarese. Poi dopo lo svantaggio ed un iniziale smarrimento, la squadra di Corini si è ripresa d’animo ed ha provato a risalire la corrente, giungendo a schiacciare i gialloblù nella propria metà campo. Se è vero che gli ospiti avevano creato un paio di opportunità nella prima frazione (entrambe in contropiede), è pur vero che poi la corazzata di mister D’Aversa si è salvata solo grazie alla buona sorte e già dal 20′ della ripresa ha cominciato a praticare ostruzionismo conservativo, un concetto un po’ diverso dai proclami della vigilia “andremo a fare la partita”. Ci sono poi tre grosse palle goal costruite dagli azzurri, i due legni colpiti a portiere battuto (Ronaldo e Macheda) ed i due episodi da rigore nell’area emiliana, a cui come al solito i replay hanno tolto persino il dubbio. Nel primo, molto evidente, Da Cruz anticipa l’avversario controllando alla perfezione un perfetto cross da destra di Moscati, ma non può calciare davanti alla porta, perchè il suo avversario gli frana da dietro. Nel secondo, Riccardo “Pippo” Maniero viene affossato da due difensori al centro dell’area piccola mentre sta per impattare di testa un corner. Persino sul goal ducale, qualche accanito quanto masochista tifoso azzurro si è visto e rivisto decine di volte il replay dell’azione, segnalandoci la posizione di fuorigioco di alcuni bianco scudati. Ma onestamente non c’è l’inquadratura definitiva dove emerga con chiarezza che la visuale di Benedettini sia ostacolata, per cui almeno su questo punto ci terremo il dubbio.
NOVARA-PARMA 0-1
21′ Barillà
Novara: 22 Benedettini; 3 Del Fabro (31 Golubovic 45′), 4 Mantovani (K), 8 Chiosa; 10 Macheda (7 Sansone 61′) 11 Di Mariano, 9 Sciaudone, 20 Ronaldo, 23 Moscati, 27 Calderoni (vK), 15 Da Cruz (30 Maniero 75′)
A disp.: 12 Farelli, 25 Marricchi, 2 Troest, 5 Casarini, 7 Sansone, 13 Bellich, 16 Schiavi, 21 Orlandi, 26 Chajia, 32 Bove
All.: Eugenio Corini
Parma: 1 Frattali, 2 Iacoponi, 5 Di Cesare, 8 Scaglia, 9 Calaiò (K), 10 Baraye (20 Di Gaudio 82′) 11 Munari (vK), 17 Barillà (29 Scavone 61′), 19 Insigne (18 Nocciolini 66′), 28 Gagliolo, 33 Dezi
A disp.: 35 Dini, 4 Corapi, 6 Lucarelli, 7 Mazzocchi, 14 Frediani, 21 Scozzarella, 25 Gerboni, 26 Siligardi, 31 Sierralta
All.: Roberto D’Aversa
Marcatori: 21′ Barillà (P)
Ammoniti: 9′ Barillà (P), 38′ Di Mariano, 42′ Mantovani, 68′ Da Cruz, 82′ Calaiò (P)
Angoli: Novara 5 – Parma 5
Recupero 2’pt – 5’st
Spettatori totali: 4581; paganti: 1947; abbonati: 2634
Note: al minuto 87′ il collaboratore tecnico del Novara, Stefano Oliveri, allontanato dall’area tecnica; al minuto 93′ allontanato anche Alessandro Vitrani
Arbitro: Sig. Martinelli di Roma 2
Assistenti: Sigg. Borzomì di Torino e Capaldo di Napoli
Quarto ufficiale: Sig. Minelli di Varese
DUE di PICCHE in CARTA CARBONE
Due turni di campionato; due squadre emiliane; due goal subiti; due + due = 4 rigori non fischiati; due sconfitte immeritate. Morale: zero punti e due di picche in carta carbone.
IL CULATELLO VINCE SEMPRE…
Il Parma ha già vinto. Una frase lapidaria, univoca, che non lascia adito a dubbi. Ma ragionandoci sopra, qualche dubbio viene….
Guardi la bacheca ducale e pensi: 3 Coppe Italia, 1 Super Coppa Italiana, 1 Coppa delle Coppe, 2 Coppe UEFA, 1 Supercoppa UEFA; diamine questi vincono davvero!
Un passato un presente e c’è da scommettere, un preannunciatissimo futuro gloriosi. Certo la gloria la si conquista con ogni mezzo e qualche piccolissima zona d’ombra. Nel 1913 i ducali si sono dovuti “rifondare”, così come nel 1970, dopo lo scioglimento dell’anno prima. Nel 2004 ci risiamo e visto che la cosa si può fare impunemente, si riparte in grande stile anche nel 2015. Dopo aver visto l’era Tanzi e un fallimento da lacrime e sangue, c’è la tragicomica gestione che porta persino le squadre di serie A a partecipare alla commovente colletta che consente di finire il campionato con “indiscutibile” regolarità. Non ne hanno dubbi le migliaia di risparmiatori Parmalat, fornitori e dipendenti della società. Anche questa stagione si apre sotto i migliori auspici, partendo dalla sua prefazione; la semifinale play-off che lancia i ducali verso la promozione, superando il Pordenone grazie ai colpi di mano dell’arbitro Pilliteri e prosegue con il codazzo di giornali e Tv che celebrano il ritorno in pompa magna degli emiliani verso l’annunciato ritorno in serie A, il fatto che ci siano anche 42 partite fa giocare è solo un di cui. Titoloni sui giornali, burrosi servizi sulla tv che comanda il calcio, nonché le dichiarazioni prima e dopo la partita del Piola, contribuiscono a creare quell’aurea di artificiosa empatia che serve a raccontare la nuova ascesa della squadra che rappresenta la patria del prosciutto.
COSE INCORAGGIANTI
L’allungamento della rosa, grazie alle ultime magie di mercato del ds Teti e la qualità oltre che la duttilità del centrocampo, regalano a Corini anche nuove possibilità tattiche, alcune delle quali si sono intraviste nella sfortunata gara contro il Parma. Il passaggio dalla difesa a tre a quattro, l’intercambiabilità degli interpreti nella zona nevralgica, e l’ottima impressione destata da Daniele Sciaudone nella veste di trequartista (per non dire “falso nueve”), sono le note liete che si uniscono alla conferma delle qualità del ragazzino Alessio Da Cruz (alla prima da titolare) e dell’animus pugnandi, con cui affronta le partite Francesco Di Mariano. Bene anche la versione Moscati da esterno destro, così come la prova disciplinata e sicura di Golubovic da esterno basso. Ma la cosa che più rincuora l’animo e vedere uno stadio che incoraggia la squadra e la applaude, anche davanti allo zero in classifica, così come una squadra ed un allenatore che ricambiano convintamente a fine partita. Il feeling c’è e si vede.
COSE UN PO’ MENO INCORAGGIANTI
Il goal su palla inattiva era nell’aria. La difesa a zona così schiacciata dentro l’area piccola regala troppo spazio all’eventuale inserimento da dietro. C’è chi difende solo a zona (Corini) e chi solo a uomo; parere personale, ma in questi casi vanno valutati avversari e circostanze, trovando adattamenti spuri che evitino il più possibile il rischio della “coperta corta”.
Dietro abbiamo fatto un po’ più fatica del solito. Pace per Mantovani che ha dovuto “sportellare” un po’ più del solito contro Calaiò, uno dei migliori marpioni della categoria; non così per il giovane Dario Del Fabro, fattosi infilare un paio di volte da Baraye troppo agevolmente ed anche un po’ fuori posizione nel contropiede che ha fatto guadagnare la pagnotta a Benedettini su un sinistro di Calaiò dirottato in corner.
HOUSTON ABBIAMO UN PROBLEMA
Quattro rigori non fischiati, i due legni colpiti su palla inattiva e le occasioni non capitalizzate contro Carpi e Parma, non possono diventare un alibi dietro a cui nascondere l’evidente (e speriamo momentanea) sterilità offensiva dei nostri attaccanti. Macheda, come a Carpi, scompare dalla partita per troppo tempo, e non basta la capocciata con cui fa tremare la traversa pochi istanti prima di uscire dal campo. Sansone che invece il campo lo ha visto dopo quello che poteva essere un salutare pit-stop in panchina, poteva forse girare la gara e la stagione, con una rovesciata da due passi che – sfortuna vuole – ha colto l’orso Frattali come fanno i bambini al luna park. Avrei preferito vedergli indovinare cross e passaggi semplici, piuttosto che una conclusione casuale nata da una mischia. L’unico movimento da attaccante visto ieri sera lo ha fatto Sciaudone, prendendo d’infilata centralmente i ducali, prima di strozzare sul fondo con il sinistro, senza trovare l’angolo scoperto alla sinistra di Frattali. Incoraggiante per le qualità intravista in Sciaudone, un po’ troppo poco per le attuali possibilità del nostro fronte offensivo.
LA/IL VAR 2a PUNTATA
Due rigori non fischiati a Carpi, uno dei quali pantagruelico, malgrado l’oscuramento mediatico di Sky che lo ha fatto sparire dai resoconti filmati. Due rigori altrettanto evidenti contro il Parma, uno dei quali con l’arbitro a godersi lo spettacolo in prima fila. 44 partite 2 rigori a favore, non sono opinioni. Quando e se arriverà la/il VAR (assistenza video all’arbitro) speriamo che per il Novara non sia troppo tardi.
URGENTE: SALVATE il SOLDATO MANIERO
Sperare che il talento potenziale e la grande voglia espressa dai vari Da Cruz, Di Mariano e Chaja, risolvano da soli il problema del goal, è un rischio che non possiamo correre, urge recuperare il prima possibile alla causa Riccardo Maniero. Il nostro potenziale bomber, l’uomo che potrebbe farci definitamente svoltare verso una versione più offensiva anche tatticamente (4-3-3 o 3-4-3), ora che ha raggiunto un dignitoso IMC (indice di massa corporea), deve solo mettere minuti nelle gambe. Insomma deve giocare di più, ma questo vuol dire mettere inevitabilmente in conto che ci vorrà ancora un po’ di tempo, prima che possa davvero incidere come tutti speriamo, mentre lo zero in classifica ha innescato una psicologica clessidra che toglierà sempre più spazio alla pazienza e alla serenità. Abbiamo l’evidente urgenza di salvare il soldato Maniero.
BLASFEMIA: BOSCAGLIA AVEVA UNA QUALITA’
A qualcuno sembrerà persino blasfemo, o quanto meno strano, ma Roberto Boscaglia nella sua stagione azzurra, almeno una qualità l’ha avuta. Quando si è trovato ad un passo dal baratro ha sempre saputo dare scossoni inattesi quanto importanti, a cominciare dal clamoroso 0-4 di Verona contro l’allora capolista Hellas. Per Eugenio Corini la trasferta di Ascoli non si potrà certo definire da ultima spiaggia, ma può certamente rappresentare un possibile momento di svolta.
Urge recuperare energie nervose ed ulteriori frecce in faretra. Il probabile recupero di Andrea Orlandi ed il tentativo non impossibile di rivedere (almeno in panchina) Lorenzo Dickmann, rappresentano più di una speranza, ma soprattutto la possibilità di aggiungere “garra” personalità e concretezza al centrocampo, con la rimessa in piedi di Federico Casarini, sono tranquillizzanti e incoraggianti. Oltre alle prestazioni orgogliose e propositive, ad Ascoli sarebbe proprio il caso di portare a casa dei punti.