Novara – «Non conosciamo il limite tra la macchina e l’uomo… Con la tradizione morale ed etica della Chiesa vuole accompagnarci nel nostro itinerario?». Così mons. Vincenzo Paglia, presidente della PAV (Pontificia Accademia per la Vita), venerdì 16 febbraio nell’incontro “Che cos’è l’uomo, perché te ne ricordi? Riscoprire l’Umano nell’era dell’Intelligenza Artificiale” ha riassunto al pubblico presente nel Duomo di Novara la richiesta che nel 2019 l’allora numero uno della Microsoft, Brad Smith gli aveva espresso, e che è stata il primo passo per giungere, grazie al lavoro di un team di esperti di etica e di rappresentanti di società informatiche e della FAO, alla stesura, nel 2020, della “Rome call for AI ethics”.
“Un manifesto di autoregolamentazione sorto dal basso – ha spiegato Paglia – che la PAV sta cercando di condividere con gli esponenti di altre religioni e delle università di tutto il mondo, con l’obiettivo che di giunga a proporre una normativa internazionale che governi questa rivoluzione tecnologica”.
“Una rivoluzione che – ha detto Juan Carlos De Martin (direttore del Centro Nexa su Internet e società, Politecnico di Torino) –, con varie ondate di progresso e di marketing mediatico si è gradualmente fatta strada, concretizzandosi in particolare, nella vita di ciascuno, nello smartphone. È sorprendente – ha detto De Martin – come questo strumento si sia insinuato nella quotidianità, rendendosi di fatto indispensabile, con una pervasività che finora nessun mezzo tecnologico aveva conosciuto, e come sia stato accolto senza nessuna precauzione per difenderne in particolare gli utenti più giovani, esponendoli al rischio di danni neuro-psicologici ormai documentati”. È per questo quanto mai urgente diffondere consapevolezza, spirito critico e desiderio di conoscere, per «”smitizzare” le nuove tecnologie togliendo loro una sorta di patina di magico» e suscitare un dibattito pubblico sui loro molti aspetti problematici, come le modalità di approvvigionamento delle ingenti quantità di dati che necessitano, il possesso di questi dati e delle risorse di calcolo per elaborarli disponibile solo a poche aziende informatiche in regime monopolistico, il progressivo dilatarsi dei campi in cui gli algoritmi operano senza controllo umano, e il grande impatto ambientale e le risorse economiche richieste per il loro funzionamento e sviluppo.
“Governare questa tecnologia è un compito cruciale – ha concluso mons. Franco Giulio Brambilla, moderatore dell’incontro – perché l’Intelligenza Artificiale, con le sue grandi potenzialità, sia autenticamente amica dell’uomo, e non si ritorca contro il suo creatore”.