La mozione di sfiducia firmata dall’opposizione e rivolta al sindaco Andrea Ballaré verrà discussa lunedì 18 maggio, subito dopo le interrogazioni previste all’ordine del giorno.
La vicenda della Corte dei Conti e della pronuncia tenuta accuratamente nascosta fino alla conclusione del consiglio comunale durante il quale è stato approvato il bilancio di previsione ha scatenato forti reazioni da parte della minoranza che, compatta, ha dapprima chiesto la sfiducia dell’assessore al Bilancio, Giorgio Dulio, e poi del Sindaco stesso.
Se in un primo momento infatti Dulio ha dichiarato essere sua la scelta di non informare il consiglio sulla pronuncia, a distanza di una settimana lo stesso Ballaré si è fatto carico della responsabilità politica della questione, spostando dunque l’attacco dell’opposizione su se stesso.
Che la responsabilità politica ultima sia del primo cittadino è cosa scontata. Ma a questo punto si pone anche un problema di equilibri: sulla questione Corte dei conti, anche diversi consiglieri di maggioranza hanno espresso qualche perplessità. Ricordiamo che D’Intino e Diana, dopo lo spiacevole episodio, hanno annunciato di voler abbandonare il gruppo consiliare del Pd, riservandosi di votare secondo coscienza; anche Reali ha definito il fatto “piuttosto grave”, ma, seppur in assenza di una posizione manifesta, altri consiglieri di maggioranza hanno espresso forti riserve circa l’ultimo operato del Sindaco e dell’esecutivo.
La votazione, dopo la discussione del documento, sarà fatta, se si sceglierà di attenersi alla normativa, per appello nominale, anche se qualche consigliere di opposizione annuncia la richiesta al Presidente del Consiglio di procedere per voto segreto, operazione quest’ultima che, se concessa, potrebbe anche far emergere qualche sorpresa sgradita al primo cittadino. Le difficoltà in seno alla maggioranza sono ormai palesi da tempo. Non sono pochi i temi contro i quali il gruppo Pd-Sel, in parte, si è scagliato: dalla cessione degli immobili alla Fondazione Coccia a Musa fino appunto alla pronuncia della Corte dei conti. I consiglieri di minoranza sono 13, ma servono 16 voti per approvare la mozione di sfiducia.