Per il Novara di Banchieri è il momento della verità. Obiettivo salvezza sostenendo questo gruppo senza se e senza ma
Domenica arriva il Lecco, poi la trasferta col Renate; prima degli scontri diretti che decideranno il destino di questa stagione. Hanno senso le reiterate critiche soprattutto rivolte all’allenatore azzurro?
La sconfitta per 2-0 del Novara a Crema, costò la panchina a Michele Marcolini, con il ritorno di Simone Banchieri, che segnò la clamorosa retromarcia del Patron Maurizio Rullo, il quale lo aveva esonerato alla prima occasione utile, causa un feeling mai sbocciato. Il tecnico di Settimo Torinese lasciò dopo la scoppola di Sesto Giovanni, consegnando al collega Marcolini, una classifica che vedeva gli azzurri ad una vittoria dalla vetta. Il collega ligure, dopo 4 pareggi e tre sconfitte, sprofondò insieme alla squadra a -3 dai playout, circondato da un clima che passò dal moderato ottimismo, alla rassegnazione. Era il 15 dicembre quando Banchieri tornava a dirigere un allenamento e mancavano due settimane al mercato invernale, che si definisce non a caso di “riparazione”. Una speranza alla quale in pochi credevano, vista anche la perdurante precarietà societaria, con una situazione che sarebbe andata pure peggiorando, giungendo al culmine, quando il presidente Marcello Cianci, è stato fermato in Calabria dalla GdF, con 200 mila euro in contanti, senza saperne spiegare la provenienza.
Il povero Marcolini, tecnico preparato e persona per bene, è finito per assomigliare al classico pesce fuor d’acqua, catapultato suo malgrado, nel posto sbagliato e nel momento più sbagliato che mai. A qualcuno sembrerà strano, ma c’è ancora chi, guardando da fuori il mondo azzurro, crede ancora che si stia parlando del Novara calcio capace di competere fra le grandi, con il periodo aureo di De Salvo che ne ha esaltato il marchio a livello nazional popolare. Un aurea oggi solo effimera purtroppo, che in un solo anno con la nuova gestione societaria, è passata dai fasti di “Novarelloland” alle fideiussioni fantasma.
La stragrande maggioranza della piazza, era convintissima che questa stagione fosse segnata e che nessuno sarebbe stato in grado di raddrizzarla. Oggi la classifica è tutt’altro che tranquillizzante, ma dopo un mercato sorprendentemente oculato, e con il ritorno di Banchieri in panchina; certi equilibri si sono ritrovati ed il campo sta dando segnali diversi, con la squadra che sta dimostrando di poter meritare la salvezza, palesando almeno a tratti, spunti di gioco e personalità, che fino ad due mesi fa erano impensabili.
L’obbiettivo è tutt’altro che raggiunto, ma ora c’è un gruppo che va in campo unito e col coltello fra i denti, meritandosi certamente l’apprezzamento a distanza (viste le restrizioni) dei propri tifosi, anche solo per l’impegno innegabile che i ragazzi profondono in ogni momento delle partite.
Gli azzurri si avviano ora all’ultimo decisivo chilometro del campionato, attesi da due impegni difficilissimi contro Lecco e Renate, per poi tuffarsi in apnea, negli scontri diretti che davvero segneranno il destino di questa stagione.
La grande maggioranza dei tifosi, in un sofferto, quanto terapeutico bagno d’umiltà, ha ben compreso che sono finiti i tempi in cui gli azzurri partivano sempre e comunque per grandi obiettivi (per carità, purtroppo anche miseramente falliti); ed ha saputo calarsi nell’attuale situazione di precarietà, ben intuendo che i tempi delle lamentele, delle recriminazioni o delle pretese, sono finiti. Il Novara calcio oggi è questo, ed è perfettamente inutile insultare sui social una società inadeguata, una rosa un po’ raffazzonata in corsa, e quel che è peggio, un allenatore che a dispetto di tutti i santi, continua con ostinata sana follia, a credere nel proprio gruppo e nel proprio lavoro.
Non si capisce infatti l’utilità di quella reiterata e pedante reticenza di taluni, nei confronti di Simone Banchieri, probabilmente l’unico “pazzo” capace di resistere a certe mareggiate. Un sorta di “tafazzismo” latente che sembra godere dei suoi fallimenti, mantenendo l’allenatore azzurro vita naturl durante, su una scomoda graticola.
Per qualcuno Banchieri non può scendere dal banco degli imputati, colpevole di ogni sorta di responsabilità quando le cose non vanno come si vorrebbe, ed invece spettatore non partecipante (senza neppure un piccolo barlume di merito), quando i risultati sono arrivati.
Il tempo dei processi arriverà per tutti e temiamo che non sia solo una metafora. Ci sarà dunque anche modo di valutare con maggiore serenità e severità, anche il lavoro di Simone Banchieri, ma in questo momento; solo stando vicino a questo gruppo (allenatore incluso), si può sperare di arrivare in fondo con le ossa non troppo rotte.
Sparare su questo gruppo oggi e sul suo allenatore, senza ammettere che non solo sarebbe folle sostituirlo, ma che non esiste al mondo alternativa credibile migliore; sarebbe come tagliarsi i cosiddetti, per fare un torto alla propria moglie.
La società, la squadra, i dirigenti, l’allenatore… sono questi, belli o brutti che siano, e con questi bisogna arrivare in qualche modo salvi alla meta. Davvero può servire reiterare certe avversioni manieristiche ad oltranza, magari solo per il vezzo di poter poi sottolineare “l’avevo detto”, quasi soddisfatti davanti ad un possibile fallimento?
Chi non ha chiaro questo concetto, più che al bene del Novara calcio, sta pensando a se stesso ed alla difesa dei propri preconcetti.