Puntuale come un orologio svizzero, è arrivata una nuova penalizzazione di 2 punti, che il Novara calcio dovrà scontare nel prossimo campionato di serie B. Per quanto la cosa fosse nota e attesa (parliamo della solita questione Irpef) il -2 che la squadra di Baroni si troverà in classifica, fa anche più male. E’ la certificazione della distanza esistente fra le paludate scrivanie del governo del calcio e la realtà ammorbata di uno sport, che giustamente era considerato il più bello del mondo. Il calcio puzza dalla testa giù fino in fondo alle viscere, e forse proprio per giustificare se stesso, vive in una sorta di imperturbabilità, dove anche se il tetto sta crollando, è d’uopo non modificare il proprio “modus operandi”, è meglio evitare migliorie, correggere evidenti criticità, provare a discutere dei meccanismi di giudizio fuori dal tempo e dal diritto. Insomma, evitare di togliere qualche pagliuzza (caso Novara), mica che ci si accorga delle travi. E’ in questo ordine di idee che va inquadrata la vicenda che oggi costa altri 2 punti agli azzurri, rei di aver compensato il versamento Irpef della scorsa stagione, con un ben più consistente credito di imposta vantato. In buona sostanza, la società gaudenziana, attraverso la propria controllante (Gruppo Policlinico), fa valere un credito di imposta del Gruppo di oltre 500 mila euro, a fronte del pagamento Irpef dovuto alla Federazione di 300 mila. Una cosa assolutamente normale, nel pieno rispetto della norma fiscale vigente, ma che non è meglio chiarita per gli organi federali. In questi casi una normativa nazionale, dovrebbe sempre prevalere sulle altre, ma pur riconoscendo il concetto, gli organi giudicanti proprio perchè in quanto tali, si turano il naso e adottano una norma che magari è superata, questo perchè giudicare è una cosa, cambiare le norme è altra deputata agli organi federali e non ai giudici. Un concetto che viene messo nero su bianco dai giudici della Corte d’Appello che in aprile restituiscono 5 degli 8 punti di penalizzazione che avevano messo a rischio la promozione in B. I dubbiosi ad oltranza obbietteranno: “siamo sicuri?” certo che sì, altrimenti per il fisco questa somma sarebbe comunque dovuta e invece tutto risulta regolarmente pagato, o per meglio dire “compensato”.
Succede così che nell’anno del Signore 2015, giorno 24 del mese di luglio, il Tribunale Federale commina 2 punti di penalità ad una squadra fallita (il Varese) da scontarsi nel campionato delle società fantasma e per non farsi mancare nulla, notifica il quarto divieto di sosta all’auto targata Novara calcio, ferma nello stesso punto da un anno a questa parte, anche se sul parabrezza c’è un regolare permesso con scritto a chiare lettere che può parcheggiare. “Dal punto di vista sportivo è chiaro che 2 punti sono meglio di 4 – ha spiegato il Presidente – ma questa volta avremo tutto il tempo per discutere il secondo grado (probabilmente in settembre n.d.r) e nel caso arrivare davanti all’Alta Corte del Coni dove siamo certi che ci verrà riconosciuta giustizia, ma senza la recidiva potremo discutere solo di questa ultima sanzione”. In buona sostanza, la mancata applicazione della recidiva, chiude la partita sui precedenti pronunciamenti, quindi non sarà più possibile chiedere la restituzione dei 3 punti (degli 8 richiesti nello scorso campionato), questo perchè il ricorso al Coni è ammissibile solo per ragioni di classifica (oramai chiusa) o per tutelare un interesse, che nel caso specifico decade, vista la mancata applicazione proprio della recidiva. Insomma, per Massimo De Salvo c’è anche una questione di principio, perchè il danno di immagine c’è eccome e forse questa potrebbe davvero essere la grande vendetta di chi non ha ancora digerito l’azione legale dello scorso anno, tesa alla riammissione in serie B. Evidentemente De Salvo ha punzecchiato qualche zanzara di palazzo e il benservito è un’onta strisciante che da apparire la nostra società, al pari di quelle realmente inadempienti. Nel frattempo però il castello di carte sta crollando e proprio perchè gli schizzi di fango potrebbero non finire qui, sarebbe il caso di fare fronte comune, società, squadra e tifosi.