In tempi ancora non lontani, esisteva una tipologia di artisti vagabondi che, proprio per la loro caratteristica di essere privi di ogni qualsiasi tipo di residenza, venivano chiamati Camminanti.
In eterno peregrinare di cascina in cascina, di paese in paese, avevano il pregio di portare qualche momento di allegria e di spensieratezza nei luoghi che incontravano nel loro instancabile vagabondaggio. Vivevano delle offerte di chi aveva riso o aveva ballato al suono dei loro poveri strumenti. Certo non disdegnavano qualche piccolo furto, ma sempre e solo per la sopravvivenza e mai per un tentativo di arricchimento. La ricchezza non era nei loro progetti. Loro amavano quella libertà assoluta, quell’indipendenza personale che solo la vita nomade può far conoscere.
Reso famoso dall’omonimo libro di Dante Graziosi, veterinario e parlamentare, fu Nando dell’Andromeda. Nando percorre in lungo e in largo le zone novaresi in compagnia della sua amata fisarmonica Andromeda, non solo portando musica e allegria, ma fungendo anche da latore per tutte quelle novità che, diversamente, sarebbero rimaste sconosciute ai più. E non mancavano i messaggi d’amore che riferiva dietro un semplice compenso.
Altro personaggio estremamente noto in Novara, fu il Semprefame. Entrava nei cortili popolari della città e urlava “Doni, doni, a gh’è al Semprefame…!!!” Si accompagnava con una chitarra con sole due corde e lasciava cantare la moglie che, pare, cantasse abbastanza bene. A lui era riservata la parte comica. Venne anche arrestato, durante i tempi del Fascismo e trattenuto per qualche giorno, ma poi rilasciato. Era stato stato accusato di disfattismo.
Uscendo dai cortili, dopo la raccolta delle monetine che le massaie lanciavano dalle ringhiere, camminava al contrario e cantava “Vinceremo”.
In Ossola, invece, aveva una certa notorietà, il Torototela (Pron. Turututela)… ammetto di avere notizie meno certe su questo Camminante, ma pare che fosse un Veneto che si aggirava per i mercati di paese, ascoltava le donne, il loro dialetto e gli argomenti della giornata. Poi si prodigava in uno spettacolo che rifaceva il verso proprio delle comari stesse, riprendendo e comicizzando gli argomenti e utilizzando uno storpiato e quindi più ridicolo dialetto.
Morì come spesso morivano i Camminanti. Venne trovato esanime in un fienile dove aveva passato la sua ultima e gelida notte di freddo Ossolano.
Paolo Nissotti