E’ la responsabile dell’Unità modulare di Psichiatria di Borgomanero. Piera Mainini, psichiatra, ha iniziato a lavorare quando c’erano ancora i manicomi; successivamente in ospedale, fra territorio, reparto e comunità di vario livello.
“Il manicomio non sono solo le mura dove vengono rinchiuse delle persone malate, ma è soprattutto nella mente di chi vi opera. Spesso si pensa che chi lavora in questo settore detenga la verità. Non è così: bisogna sempre sapersi adattare agli ambienti in cui si lavora”.
Sposata, una figlia, Piera Mainini è stata “fin da bambina affascinata dalla potenza della mente umana”. Una passione, quella professionale, che si affianca a quello che è diventato un hobby piuttosto particolare e sicuramente poco diffuso: “Fin da piccola, mi hanno sempre colpito i rapaci notturni, animali che hanno un certo fascino e che risalgono ai tempi antichi. Del resto, la civetta era l’animale di Atena…”. E a 11 anni, Piera Mainini, futura psichiatra, ha iniziato a fare collezione di gufi (oggi ne ha 732) e a partecipare a manifestazioni, specie di stampo medievale, nelle quali venivano organizzati voli di rapaci. Dieci anni fa, la sua passione si concretizza. “Ho saputo che a Luino c’era un falconiere molto bravo che faceva anche dei corsi. Mi sono iscritta, sono diventata falconiera e ho partecipato con lui a diverse rievocazioni medievali”.
E poi arriva Neve, il suo gufo della neve: “Lo vizio come se fosse un bambino – ci spiega – A casa ho una voliera enorme. Mangia dalla mia mano e lo coccolo appena posso: è un animale domestico a tutti gli effetti”.
I rapaci notturni sono per Piera come i propri pazienti: “guardarli negli occhi è un’esperienza unica”.
Spesso questo genere di animali fa paura: “Se però vengono rispettati, sono i primi a rispettare gli esseri umani”. Piera li fa volare e li fa atterrare sul proprio guantone, partecipa alle manifestazioni con falchi ed aquile.
Piera Mainini ha anche unito il suo hobby alla sua professione: “Nella comunità di Bolzano Novarese abbiamo messo in piedi, fino a pochi anni fa, un gruppo di falconieri che collaborando con pazienti e famiglie, faceva vedere i falchi in volo, e li faceva toccare. I pazienti più gravi, come abbiamo appurato, erano quelli che avevano meno paura. Un paziente psicotico mi ha detto una volta: questi animali sanno controllare la loro aggressività, io vorrei essere come loro”.
Una storia di “Ri-scatti“