Polizia locale nelle scuole per intercettare il disagio minorile. Da ottobre a metà giugno gli agenti del nucleo di prossimità hanno incontrato i ragazzi. Emersi casi di stalking, minacce, diffamazione sui social e casi di bullismo
Tre gli ambiti di intervento, convivenza civile (ovvero situazioni che incidono sulla pacifica convivenza tra le persone, come conflitti tra condomini e disturbi della quiete pubblica), qualità urbana (situazioni che influiscono negativamente sulla qualità e sulla vivibilità dell’ambiente cittadino, come le aggregazioni giovanili definite disturbanti) e allarme sociale (situazioni che generano allarme come la violenza di genere, maltrattamenti in famiglia, bullismo nelle scuole o anziani in difficoltà): è questo l’ambito nel quale si muove il nucleo di polizia di prossimità di Novara, nato lo scorso autunno, che oggi conta sulla presenza di sei agenti e il cui ruolo, come ha spiegato il comandante della Polizia Locale di Novara Pietro Di Troia è quello di inserirsi “in quella zona di disagi che sfociano in atti di microcriminalità”. Il modello è quello nato dall’esperienza pluridecennale di Torino: un numero ridotto di operatori che si occupano di tutti gli aspetti di un territorio dalle dimensioni ridotte. Intanto sono già stati definiti, o sono in corso di definizione, diversi protocolli d’intesa, al momento due quelli firmati con la Procura dei minori e l’ufficio scolastico provinciale mentre un terzo, con i servizi sociali, è in corso di definizione; a questi si aggiunge anche quello, in fase di stesura, con la giustizia riparativa. Il risultato dell’attività del nucleo, da ottobre alla metà di giugno, è stato illustrato dai componenti del “gruppo” alla presenza dell’assessore Mario Paganini. E sono risultati lusinghieri: nel campo dell’educazione alla legalità sono stati coinvolti, tra scuole primarie di primo e secondo grado, 2690 studenti nel corso di 231 ore di attività svolte in aula. “Durante gli interventi in classe sono emersi alcuni problemi come stalking e molestie, diffamazione e minacce, attraverso i social, qualche caso di discriminazione razziale e violenze familiari. In tutto, nel periodo compreso tra l’ottobre del 2017 e il 15 giugno scorso, nel corso delle attività sono emersi sei casi di abusi o violenze su minori, 14 di bullismo, 8 di disturbi condominiali, 4 violenze familiari, una violenza di genere. “I ragazzi, inizialmente appaiono sorpresi ma poi si mostrano decisamente interessati; è fondamentale il fatto che si confidano e capiscono che alcuni comportamenti sono reati, come ad esempio le offese sui social”. “C’è chi parla – ha commentato l’assessore Paganini – Noi abbiamo agito. Siamo convinti che il contrario della violenza non sia la non violenza ma l’azione”.