Popillia Japonica: possibile contenerla ma non sconfiggerla. Il novarese e la vicina Lombardia uniche zone in Italia in cui (al momento) è presente il coleottero. Ma la natura già corre ai ripari: trovato nel territorio di Oleggio un nematode che si nutre delle loro larve. Per le piccole infestazioni consigliata la rimozione manuale. “No alle trappole in giardino: le attirano”
“La Popillia c’è e ci sarà per sempre. Scordiamoci che qualunque intervento possa eliminare questa presenza”. Tranchant l’esordio di Pier Mario Travaglia, tecnico comunale dell’unità progettazione verde pubblico e lavori pubblici; al massimo quel che si può fare è contenere, sia numericamente che in termini di espansione territoriale, la sua diffusione. E che ai privati cittadini, possessori di un giardino o di un orto preso di mira dal coleottero giapponese, non venga in mente di “rubare” una di quelle trappole che sono state posizionate in posti “strategici” sul territorio; i tecnici avvertono: “la trappola, trasportata nel proprio giardino rischia di attirare centinaia e centinaia di popillie, proprio perché funge da elemento attrattivo”. Infatti la loro collocazione è attentamente “studiata” a tavolino: lontano da frutteti o coltivazioni gradite agli insetti. In realtà l’allarme per la diffusione di questo insetto (innocuo, ricordiamo, per uomo e animali ma in grado di provocare danni ingenti alle piante, sia nella fase larvale, quando fanno danni agli apparati radicali delle piante, sia nella fase adulta, quando devastano foglie e fiori) era scattato qualche anno fa quando i primi esemplari furono avvistati nella zona del Parco del Ticino ma solo dall’anno scorso la presenza è diventata massiccia e ha iniziato a destare allarme e preoccupazione non solo fra gli agricoltori ma anche fra i privati cittadini. “Un fenomeno abbastanza recente – ha sottolineato l’assessore Marina Chiarelli – La popillia è arrivata nel 2014 nel Parco e poi, due anni dopo, si spostata a Novara. Al momento non si rilevano danni considerevoli al patrimonio arboreo comunale. Il nostro compito è divulgare informazioni, abbiamo distribuito 10mila volantini”.
Attualmente le zone più “colpite” sono quella di Pernate, Sant’Agabio, Bicocca; “l’insetto arriva da nord, nord est – ha spiegato Davide Venanzio, funzionario del servizio fitosanitario della Regione – dove ci sono più prati, ambiente favorevole per la sua riproduzione, e meno risaie”. Intanto la Regione è più che mai attiva. “L’Ente – conferma Pier Mauro Giachino, responsabile del settore fitosanitario regionale – impegna notevoli risorse per la lotta alla popillia. Abbiamo un piano d’azione che varia di anno in anno, siamo passati da trappole a cattura massale che emettono feromoni di tipo alimentare e sessuale, che attraggono sia maschi che femmine (ma che avevano lo svantaggio di dover essere svuotate periodicamente altrimenti fungevano da repellente) a trappole con una reti trinet impregnate di insetticida a base di piretroidi che non rilasciano sostanza nell’ambiente ma che funzionano solo per contatto quando l’insetto, attratto, si posa sulla rete”. Notevoli i danni arrecati alle piante, soprattutto alle foglie.
Ma se l’intervento chimico è sconsigliato, anche in ragione del fatto che l’insetto non è dannoso né per l’uomo né per gli animali, cosa si può fare? “L’azienda agricola ha la possibilità di fare trattamenti chimici alle colture; ci sono infatti prodotti specifici e la legge consente di trattare questi insetti con questi fitosanitari. Inoltre la regione Piemonte ha finanziato l’acquisto di strutture protettive, ovvero di reti, in grado di proteggere le colture. E’ probabile che il finanziamento continuerà anche nei prossimi anni. Per il cittadino “normale”, se l’infestazione è sulle rose di casa, la cosa migliore è la rimozione manuale, da ripetere ogni giorno nei venti giorni del picco di diffusione (dal 15, 20 giugno alla metà di luglio, ndr) collocando successivamente gli insetti in un contenitore con acqua e sapone, o l’utilizzo di insetticidi in libera vendita . Quel che è certo è che si tratta di un insetto particolarmente resistente, e che soprattutto non ha, almeno da noi, “limitatori” naturali “ che, “per legge, si possono importare ma non diffondere sul territorio”. E quindi? “Dovremo imparare a convivere – conclude Venanzio – Ci troveremo a fare i conti anche con altri insetti”.