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Novara

Poveri, ma non abbastanza per avere assistenza! Storia di Mary, la supermamma che non molla!

La supermamma Mary Perez

C’è chi è povero e, come è giusto che sia, riceve per quanto possibile aiuto dal sistema del welfare locale. C’è poi chi, come il caso della storia che vi andiamo a raccontare, “non è abbastanza povero” per accedere a questi servizi e dunque vive sulla propria pelle il dramma di una rete di assistenza ormai lacunosa, che non riesce ad intercettare i bisogni di una fascia di popolazione sempre più ampia. Non “disperatamente” povera, quindi senza reddito e mezzi di sussistenza, ma sufficientemente disagiata da vedersi tagliati servizi importanti, come ad esempio la mensa scolastica dei figli, perchè nell’impossibilità di pagare.

“Il mio sogno? E’ sempre stato quello di fare la mamma… Magari io ho un po’ esagerato perchè i miei figli sono quattro…”. Ride Maria Grazia Perez e il suo è un sorriso dolcissimo. Perchè Mary (così la chiamano gli amici), nonostante la situazione, ha il sorriso sereno di chi affronta le difficoltà giorno per giorno “la forza me la danno i miei quattro gioielli, loro mi danno il motivo per andare avanti, senza mollare!”

E’ proprio uno di questi gioielli, la più piccola di 5 anni, ad avere un problema importante di salute “Abbiamo impiegato anni per capire cosa avesse nostra figlia – dice Mary – nessuno riusciva a spiegare perchè avesse quelle crisi respiratorie continue, perchè stesse così male. Medici e cure sempre a pagamento, perchè così funziona il sistema. Alla fine, nell’ottobre scorso la diagnosi: fibrosi cistica. E’ stato il suo nuovo pediatra a scoprirlo, mentre tutti gli altri da cui siamo stati, luminari costosissimi, non riuscivano a venirne a capo “. La fibrosi cistica è una malattia genetica che in Italia colpisce un bambino ogni 2500 ed interessa l’apparto digerente ed i polmoni. La ricerca ha fatto progressi enormi in questi anni e, pur non esistendo possibilità di guarigione, esistono centri specializzati dove vengono somministrate cure specifiche che hanno notevolmente innalzato l’aspettativa di vita dei soggetti che ne sono colpiti.

Una famiglia così numerosa, un solo reddito, anni ed anni di visite e cure “Insomma alla fine non siamo più riusciti a starci dentro. Così abbiamo perso la casa che avevamo acquistato con il mutuo che non siamo più riusciti a pagare e che è stata messa all’asta”. Infatti l’appartamento dove Mary ci accoglie, è in una bella palazzina a Lumellogno e racconta della situazione attuale della famiglia solo perchè un po’ spoglio “Ci stiamo trasferendo, nella disgrazia siamo stati fortunati perchè il nostro parroco ci ha trovato una sistemazione. Ci hanno detto che noi non abbiamo diritto ad una casa popolare, perchè comunque mio marito ha un lavoro in una bella azienda del territorio, la Comoli e Ferrari e fino allo scorso anno eravamo comunque proprietari di questa casa… Come dicevamo all’inizio? Poveri, ma non abbastanza…”.

A questo si è aggiunta la difficoltà di questi giorni con la sospensione del servizio mensa alla figlia di nove anni “Frequenta la Galvani e noi oggettivamente non siamo riusciti a pagare. Così ci è arrivata la lettera del Comune: se non paghiamo nei prossimi giorni il servizio verrà sospeso. Io ho chiesto di poter rateizzare il debito, perchè un pochino per volta riuscirei a pagare, ma senza l’intervento dei servizi sociali non si può…”. Anche se il dirigente responsabile da noi contattato in queste ore ha assicurato che casi come questo non sono rari di questi tempi e se c’è la volontà di pagare la rateizzazione è possibile (abbiamo girato l’informazione a Mary – ndr).

Peraltro anche la possibilità di portarsi il pasto da casa non è ammessa nelle scuole novaresi, nonostante la pratica sia comune in altre città, vista una recente sentenza del consiglio di Stato in materia. Insomma si tratta di un diritto che, in casi come questo, parrebbe importante tutelare… Invece questo non accade, per mille motivi “Comunque sia il risultato è che mia figlia non potrà più frequentare la mensa, accrescendo le nostre difficoltà: dovrò andare a prenderla, portarla a Lumellogno riportarla a scuola… Mi chiedo come potrò fare…”

“Ho provato anche a scrivere al sindaco – dice la donna – ma non ho avuto risposta. Sempre la solita storia: quando cercano voti son tutti disponibili poi non li vedi più… Comunque non mi perdo d’animo. Ho quattro figli di cui occuparmi e non posso certo permettermi il lusso di andare in depressione. Ho voluto raccontare questa storia, mettendoci la faccia perchè non ho nulla di cui vergognarmi: ma mi sono resa conto che dentro tutto il sistema c’è un buco enorme, che non riesce a venire incontro ad esigenze di gente come noi”.

Gente insomma che vive una vita che per brevità definiamo “normale” (una casa, un lavoro) ma che può essere improvvisamente sconvolta da un evento imprevisto: la perdita del lavoro ad esempio, oppure una malattia, la necessità di far fronte a cure dispendiose… Allora, finchè la povertà non è conclamata non esiste alcuna rete cui affidarsi se non, appunto, la solidarietà, merce rara di questi tempi…

Mentre parla Mary non perde mai di vista la bambina, che poi le salta in braccio “E pensare che fino a qualche tempo fa portavo le bambine a fare le piccole modelle per la moda baby: a loro piaceva, si divertivano ed erano sempre vestite benissimo. Oggi non possiamo più farlo. Guarda te come cambiano i pensieri da un anno con l’altro… Ma non mi perdo d’animo, vado avanti, a testa alta: devo occuparmi di questo gioiello e degli altri tre…”.