Impossibile non notare che in città molte cose sono cambiate: a partire dai volti… Quelli che fino a qualche anno popolavano il centro di Novara oggi si confondono con volti nuovi. Quelli dei numerosi profughi che arrivano in Piemonte e si fermano a Novara. Non sono pochi: ad oggi la Prefettura ne calcola 234 distribuiti in vari appartamenti e condomini e in alcune strutture alberghiere che avevano partecipato al bando emesso dal Ministero degli Interni.
L’operazione Mare Nostrum si vede anche a Novara; sarebbe ipocrita affermare che tutto è come prima. Non è così: presso Uffici postali, Poliambulatori, Asl spesso si vedono lunghe file di persone chiaramente provenienti da lontano, affaticate, ma con una speranza ancora negli occhi di poter trovare una nuova vita e una nuova strada. Difficile che questo succeda in un’Italia dove l’indigenza è oggi più diffusa che mai, dove la crisi non si arresta, dove non c’è lavoro né per i giovani né per adulti con esperienza. Difficile…
E allora ci viene da pensare che forse un’operazione di questo genere andrebbe fatta con criteri e presupposti diversi, perché in questo modo, questa è la nostra idea, non stiamo aiutando queste persone, ma le stiamo portando alla disperazione, un’ulteriore disperazione che pensavano di aver scampato dopo la fuga dal loro Paese.

via palermomania
Succede in Italia, succede a Novara: e su Novara ci soffermiamo. Dicevamo che sono 234 i profughi spediti nella nostra città dalle coste del Sud. Le strutture che li ospitano sono cooperative alberghiere, alcune cooperative che gestiscono condomini in città e un’azienda agrituristica ad Oleggio (dove ci sono 24 ospiti).
Succede che un paio di turisti, che regolarmente in questa stagione, vengono a Novara per visitare Broletto, Cupola e quant’altro, solitamente ospitati da uno degli alberghi che hanno vinto quel famoso bando della Prefettura, si sono visti telefonare dal gestore della struttura ricettiva che ha comunicato loro l’impossibilità, per questo giro, di ospitarli, poiché tutte le stanze sono occupate dai profughi.
Succede anche, parallelamente, che molti clienti, sapendo della presenza di queste persone, non si sentano di prenotare una stanza in uno di questi alberghi. Comprensibile…
Succede ancora che esplodano polemiche (ultimamente pare sempre più frequenti) da parte degli inquilini italiani che vivono negli appartamenti adiacenti a quelli che ospitano gli stranieri.
Tutto comprensibile: così come comprendiamo il dolore, la rabbia e la disperazione di persone che abbandonano il loro Paese affrontando un viaggio al limite tra la vita e la morte pur di fuggire da una realtà difficile e crudele.

via ilfattoquotidiano
In certi luoghi, grazie alla presenza dei profughi, i numeri delle strutture ricettive sono saliti alle stelle, e anche le entrate: 40 euro al giorno per ogni straniero accolto. Non sono pochi… E non sono le uniche risorse che vengono destinate ai profughi… Certo che non si può parlare di turismo e troviamo alquanto triste e di cattivo gusto “far girare l’economia” speculando su una questione così delicata. Inammissibile!
I Novaresi, oggi, si trovano a dover convivere con usi e costumi decisamente diversi dai propri e spesso non li accettano.
Per favore, non facciamo finta di scandalizzarci dinanzi a questi atteggiamenti, non facciamo gli ipocriti e non gridiamo al razzismo, perché non si tratta di razzismo. Si tratta solo di modi di vivere estremamente differenti e, spesso, incompatibili. A partire dalle piccole cose…
In molti si domandano cosa succede a queste persone una volta arrivate a destinazione… Ecco cosa succede! Di fatto, queste persone sono considerate “rifugiati politici”. Una volta arrivate a Novara, ad esempio, devono in qualche modo farsi identificare, con evidenti difficoltà di prendere nome, cognome e generalità da parte degli operatori preposti. Chissà poi se corrispondono sempre al vero, visto che arrivano da lontano e non hanno documenti… Anche il servizio sanitario effettua dei controlli ai quali i profughi si sottopongono. Dopodichè, parte l’iter per la verifica e la conferma del titolo di “rifugiato politico”: un percorso lunghissimo e che spesso non va a buon fine… E quelle persone che non vengono accettate come rifugiati politici? Che fanno? Chi lo sa… Continuano a rimanere in città come Novara od Oleggio, continuano a trascorrere le loro giornate a fare nulla, perché è davvero inaccettabile definirli, come fanno in molti, risorse per il mondo del lavoro. Il lavoro non c’è né a Novara né nel resto d’Italia perché la crisi non accenna ad andarsene… E allora che fanno? Non vogliamo rispondere a questa domanda, perché crediamo che ognuno dei nostri lettori debba farsi un’idea personale su un tema che purtroppo mette in gioco la disperazione umana, da una parte, e una mancanza di capacità gestionale del problema dall’altra…
Ma le ripercussioni, questo lo vogliamo ricordare, graveranno su tutti quanti…