Riceviamo e pubblichiamo:
“In questi giorni leggo un annuncio su alcun giornali intitolato : il sindaco che vorrei….
È una iniziativa sicuramente interessante per cominciare a capire quali sono le indicazioni del cittadino sulla futura candidatura del Sindaco della nostra Città, ma in un momento come questo credo che non sia sufficiente pensare solamente al modello di un sindaco, non credo che con questo spirito si possa affrontare il futuro di una città che ha bisogno di un forte cambiamento, se vorrà stare al passo con i tempi.
I cittadini fanno fatica a pronunciarsi, la politica non trova al momento soluzioni alternative valide, ma siamo tutti convinti che è sufficiente decidere quale nuovo e vecchio sindaco sarà alla guida dei prossimi cinque anni, e siamo proprio convinti che le cause delle difficoltà che oggi la nostra città soffre e mi riferisco all’ultima relazione della corte dei conti, siano dovute solamente alle decisioni di un Sindaco?
Credo che forse oggi bisognerebbe fare un passo avanti e cominciare a pensare che non solo il sindaco possa essere determinante.
Quando siamo arrivati all’appuntamento con la crisi nessuno aveva nulla di serio da dire. Così ciascuno s’è esercitato nel più fesso degli sport; dimostrare le colpe di qualcun’ altro. Che pure esistevano, ma non servivano a risolvere nessuno dei problemi.
Gli elettori devono mandare via chi sbaglia. Chi perde non deve restare dove si trova. Perdere non significa avere torto, la storia è piena di perdenti che avevano ragione, ma la competizione democratica è fatta per far vincere le idee migliori. Ecco dunque che i giovani di valore si appassionano poco all’ipotesi di dedicare del tempo alla cosa pubblica, preferendo lanciarsi nel costruire una vita è una sorte nel lavoro. E questa è la selezione al contrario cui non mancano gli esempi negativi di politici corrotti. Nella politica non si possono più fare guerre di religione, è bene che nelle dispute entri una buona volta una rappresentanza di interessi diversi.
Può capitare che ci siano momenti in cui siamo chiamati a condividere le scelte, a compiere sforzi comuni, e sommare forze diverse. Ma la normalità dovrebbe consistere nell’ avere sempre delle alternative.
L’ interesse collettivo è il prevalere di quello che una parte considera tale, non il mescolarsi delle parti. In tutto questo c’è il timore di non avere più idee all’altezza dei tempi, o di non vivere tempi all’altezza della storia di una città che ha bisogno di cambiare e in fretta.
La politica deve riacquistare la sua identità, ma soltanto se riuscirà a stimolare e a far crescere in modo prioritario quei software (valori, educazione, regole, conoscenza, competitività, ricerca, produttività, competenze, creatività, organizzazione, merito ecc) che sono i veri produttori di ricchezza. Ma è difficile ottenere i frutti se l’albero non cresce”.
Massimo Contaldo*
* (Ex assessore alle politiche sociali del Comune di Novara)