Quattro condanne per gli spari intimidatori a casa di un impresario edile. Pene fino a 3 anni di carcere per mandanti ed esecutori del tentativo d’estorsione avvenuto il 10 gennaio 2018 a Tornaco
Aveva destato clamore e preoccupazione l’intimidazione avvenuta la sera del 10 gennaio 2018 a Tornaco, dove un gruppo di fuoco aveva sparato 13 colpi di pistola nel cortile di un imprenditore edile. Al campanello aveva risposto la figlia dell’uomo, in quel momento assente. E fortunatamente nessuno era rimasto ferito. Il cerchio degli investigatori si era poi chiuso attorno a mandante e responsabili della sparatoria, quattro torinesi arrestati qualche mese dopo dai carabinieri.
I quattro, due fratelli di Brandizzo imprenditori nel settore autolavaggi, un loro cognato e un geometra di fiducia sono stati condannati con rito abbreviato a 3 anni di reclusione i primi tre, e 2 anni il quarto, per tentata estorsione. Il pm aveva chiesto pene fino a 5 anni, tenuto conto che gli inquirenti avevano parlato di agguato «similmafioso» evidenziando dei contatti del mandante con esponenti della ‘ndrangheta.
I loro difensori, invece, avevano sostenuto la tesi dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ovvero che gli imputati vantassero un credito nei confronti del novarese e che avessero cercato di farsi giustizia da sé. Una tesi che non ha superato la prova dell’aula.
La vittima, l’impresario di Tornaco, stava realizzando delle villette per conto di uno dei due fratelli torinesi. Erano nate delle questioni, con successivo rifiuto di proseguire le opere, e quest’ultimo pretendeva un risarcimento da 10 mila euro.