Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile Direttore,
fuori discussione l’assoluta validità dei “Principi Fondamentali” dell’attuale formula della Costituzione Italiana, il complesso dibattito sulle proposte di modifica della “Parte II – Ordinamento della Repubblica” della Carta Costituzionale si è sostanzialmente polarizzato sul “SI” o sul “NO” a tali proposte, emarginando curiosamente (sovente con esorcistici rituali) l’ipotesi -non escludibile a priori- del “NON VOTO”.
Eppure, nell’opinione pubblica, non mi appare opzione peregrina senza seguito.
Ho partecipato a numerosi confronti sull’amletico dibattito e ho maturato la convinzione che non saranno pochi coloro che, nell’imminente consultazione popolare, seguiranno il celebre suggerimento craxiano di “andare al mare”.
La stagione tardo autunnale potrebbe oggi suggerire di starsene a casa a sorseggiare un’ardente tazza di “vin brulé”, ma l’obiettivo sarebbe raggiunto ugualmente: quello di non prestarsi a vedere il proprio voto formalmente corteggiato, ma potenzialmente (ancora) privato di ogni reale potere di indirizzo.
Che la Costituzione Italiana abbia la necessità di una “risintonizzazione” sulla frequenza dell’attuale momento storico è un’esigenza che raccoglie l’unanimità del buon senso nazionale, ma questa “risintonizzazione” permane a non essere coperta da alcuna garanzia di qualità, posto che il principale articolo di “serietà civica e politica” –che dovrebbe caratterizzare la Costituzione italiana- non è stato neppure sfiorato da alcuna brezza di revisione o rimodulazione.
Mi riferisco all’articolo 67 dell’attuale testo costituzionale che appare confermato nella formula “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
L’attuale momento storico è caratterizzato da una vivace propensione al “meretricio intellettuale”, se è vero che circa il 30% dell’attuale corpo parlamentare riveste oggi una casacca differente da quella esibita al momento della rispettiva elezione.
Diventa quindi palesemente risibile affermare che questo 30% rappresenta –se pur pro-quota- la Nazione….
In tutta sincerità: a me piace la “corposa bistecca alla fiorentina” e mi provocherebbe veramente un ulceroso “brucior di stomaco” il vedermi ancora rappresentato da un vecchio compagno di braciole napoletane repentinamente convertito al veganismo….
In questo scenario, spellarsi le mani per rivendicare il diritto “sacrosanto e inalienabile” alla scelta di un proprio rappresentante in Senato –con un’elezione cristallinamente diretta e neppure mai di “secondo livello”- mi pare sinceramente un pregevole esercizio da cabaret.
Tornando al serio: il fatto che l’attualità dell’articolo in questione non sia stata considerata e verificata da tutti gli schieramenti politici induce a pensare che la strada del possibile “meretricio intellettuale” possa essere una strada ancora liberamente percorribile, alla bisogna e senza pudore.
Oggi, come sopra rilevato, i “voltagabbana” sembrano attestarsi al 30% dei componenti il Parlamento.
La Costituzione vigente non prevede alcun argine all’indecenza, ma nemmeno il nuovo testo della Carta, offerto al giudizio del corpo elettorale, sfiora questa triste peculiarità del momento storico attuale.
Che poi la Camera venga elevata –nella proposta referendaria- sostanzialmente ad unico vero tempio legislativo, in questo scenario di “volubilità” incontrollabile, conferma l’assoluta marginalità del voto del singolo elettore, evidentemente confermato –dopo circa 70 anni di democratica costituzione- ancora “suddito” più che “cittadino”.
Quanto basta per rimanere effettivamente –il prossimo 4 dicembre- a sorseggiare, fra le mura domestiche, un caldo “vin brulé”.
Io non ne vado pazzo… Preferisco un genepy…. Oggettivamente, tuttavia, una buona sollecitazione….
Il 5 dicembre potremmo svegliarci con un ulteriore profondo scollamento delle istituzioni; con un ulteriore segnale di profonda cesura fra corpo popolare e “il Palazzo”.
Pericoloso. Molto pericoloso. Sempre più pericoloso…..
Bruno Guasco