Reperti romani recuperati: valgono più di 100.000 euro. I Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale li hanno consegnati alla Soprintendenza.
Recuperato un intero e pregiato corredo funerario romano del I secolo d.C., del valore di oltre 100.000 euro, di cui si erano perse le tracce dal 1971. Lo hanno ritrovato i Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio culturale di Torino, che lo hanno consegnato alla Soprintendenza di Novara, che orà avrà il compito di studiarlo, restaurarlo per poi esporlo alla collettività. Il corredo era stato scoperto nel 1971 a Domodossola, durante lo scavo di un pozzo in un’abitazione privata. A sei metri di profondità era riaffiorata la tomba di Claro Fuenno. All’interno c’erano una ventina di oggetti, fra cui il più raro: “Un piattello vitreo policromo a nastri della fine del I secolo d.C., l’unico conservato in ambiente chiuso, sinora ritrovato in Piemonte” – ha sottolineato Francesca Garanzini della Soprintendenza novarese. Altri due piattelli, trovati in una tomba longobarda e nel vercellese, sono oggi esposti al Museo archeologico di Torino e al museo Leone di Vercelli. Oltre al piattello, il corredo è composto da una spada con fodero in legno e bronzo, un pugnale, un rasoio da barba, un anello e un bracciale, oltre a una brocca e una casseruola e altri piccoli oggetti in ceramica e vetro.
I Carabinieri del Tpc sono riusciti a recuperarlo lo scorso 17 dicembre, a casa di un imprenditore domese, discendente di colui il quale aveva avviato gli scavi nel ’71, dopo una accurata ricostruzione storica e sulla base dei pochi articoli di giornale di quell’epoca.
I militari hanno consegnato alla Soprintendenza di Novara (competente anche per le province di Vco, Vercelli e Biella) anche una seconda collezione di reperti, ritrovata in un garage di Verbania. Verso l’affittuario, un uomo originario della Puglia, il padrone di casa aveva avviato le pratiche di sfratto e durante le operazioni di sgombero della rimessa erano stati ritrovati i reperti, sequestrati dalla locale Squadra mobile e consegnati ai Carabinieri Tpc. “Si tratta di materiali provenienti da contesti differenti, fra Puglia e Basilicata, risalenti a un periodo compreso fra l’epoca arcaica fino a quella ellenistica – ha spiegato Elisa Lanza della Soprintendenza – Ci sono vasi di vario genere e di diverse dimensioni. Alcuni di questi oggetti avevano certamente un valore sacrale. I vasi più piccoli potrebbero aver fatto parte di corredi funerari di bambini o di altarini votivi, allestiti in famiglie in cui c’erano degli infanti”. Ora la palla passa agli esperti, dunque, a cui spetta anche il compito di individuare eventuali falsi, che potrebbero essere presenti nella collezione sequestrata a Verbania.
Alla conferenza in cui sono stati svelati i ritrovamenti sono intervenuti la direttrice dell’Archivio di Stato Marcella Vallascas, la Soprintendente Manuela Salvitti e il tenente colonnello Silvio Mele, comandante del nucleo Tpc: “I beni culturali sono come il nostro territorio – ha commentato – Lo riceviamo in prestito dai nostri avi, per restituirlo ai nostri figli. Chi depreda questi reperti cancella totalmente anche la loro storia e quindi le tracce per capire la nostra civilità”.