Da una verifica dello stato di fatto,dopo l’entrata in vigore della legge regionale 23/2015 sul riordino delle funzioni amministrative conferite alle province, Novara ne esce tutt’altro che bene.
“La riforma che doveva ridurre i costi di funzionamento e aumentare l’efficienza dei servizi erogati dalle Province ai cittadini sta palesando i suoi limiti sotto tutti i punti di vista: economico, organizzativo e funzionale”. È lo sfogo dei sindacati settore enti pubblici che disegnano la situazione della provincia di Novara: “In poco più di un anno i dipendenti sono scesi da circa 230 a meno di 120, troppo pochi a detta della stessa dirigenza per poter adempiere alle numerose funzioni rimaste in capo all’ente. Ci domandiamo come potrà a questo punto il personale far fronte ai carichi assegnati, garantendo al contempo una efficienza ottimale nei servizi erogati. Le limitazioni connesse alle politiche assunzionali ed alla illogica riduzione del finanziamento, non rapportato alle funzioni da garantire, non consentiranno inoltre di sostituire il personale che per vario motivo cesserà, causando nei prossimi mesi un’ulteriore diminuzione della forza lavoro”.
Un quadro a tinte fosche: “E’ la conferma di come la politica nazionale basata sugli annunci abbia prodotto una riforma che crea maggiore confusione tra i vari livelli di governo del territorio rischiando seriamente di compromettere alcuni servizi di fondamentale importanza per la cittadinanza (strade, politiche attive per il lavoro, attività estrattive, edilizia scolastica ecc..)”. I sindacati si appellano ai rappresentanti istituzionali: “La politica, ciascuno per il proprio ruolo, si attivi per far sì che la riforma delle Province non venga ricordata come quella riforma che ha contribuito a spazzar via i servizi, il presidio e la tutela del territorio sacrificando al contempo i dipendenti provinciali sull’altare della demagogia”.