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Novara

Risaie novaresi, rischio “brusone”ancora in agguato

Risaie novaresi, rischio “brusone” ancora in agguato. Oggi l’ultimo bollettino di Ente Risi. E intanto resta il problema delle importazioni

Rientra l’allarme rosso della fine di luglio per il brusone in risaia ma la guardia, vista la percentuale di umidità persistente, resta sempre alta. L’ultimo bollettino di monitoraggio diffuso nella giornata di oggi da  Ente Nazionale Risi, riferisce di un rischio 2 su una scala di 3 livelli per la zona di Cameriano e Nibbia, livello 3, ovvero condizioni estremamente favorevoli per la diffusione della malattia che può determinare un consistente calo di produzione, a Terdobbiate.  Nelle scorse settimane il caldo elevato e prolungato ma soprattutto l’umidità avevano favorito lo sviluppo del fungo che rappresenta la più grave patologia fungina per il riso. “Quest’anno la campagna di monitoraggio (si tratta del “Progetto Bruma”,ndr) – fanno sapere dell’Ente Risi – ha rilevato nelle risaie piemontesi la presenza di spore infettive di Pyricularia soprattutto nelle postazioni di Terdobbiate, in provincia di Novara, e Olcenengo, in provincia di Vercelli, seguite (in ordine decrescente di inoculo infettivo) da Nibbia, Trino, Cameriano e San Giacomo”; anzi: i picchi della presenza di aerospore sono stati registrati nelle notti tra il 17 e il 18 giugno “con il valore più elevato misurato a Terdobbiate nelle ore dell’alba”. “Questa sorprendente attività del fungo fin dalle primissime fasi – spiegano dall’Ente – può essere stata favorita dalle temperature in Piemonte del mese di maggio, che sono risultate superiori di 1,6° rispetto alla media climatologica degli anni 1971-2000, con un surplus precipitativo di circa 83 millimetri (+63%); il mese di maggio è stato seguito da un giugno con temperature elevate superiori di 2,2 ° rispetto alla media. I campi spia hanno permesso di evidenziare, sin dalle prime perlustrazioni eseguite dai tecnici dell’Ente Nazionale Risi, una importante comparsa di focolai di infezioni fogliari, su foglie basali soprattutto nelle varietà più sensibili”. Dopo una fase di stallo, dovuta alle alte temperature ma alla bassa umidità, condizioni che non hanno favorito l’infezione, alla metà di luglio la situazione è mutata: l’infezione è ripartita e dalla provincia di Vercelli (nelle postazioni di Olcenengo e Trino) ha raggiunto il novarese, prima a Cameriano e poi a Terdobbiate dove entro la fine di luglio è stato emesso, anche per le altre postazioni monitorate (tra queste anche Nibbia) il “livello” 2, su una scala di 3. Lo scorso 26 luglio, in occasione della diramazione del 12° bollettino di monitoraggio, la situazione è divenuta critica. “A causa di un inoculo infettivo aereo da record (con valori mai rilevati nelle precedenti campagne di monitoraggio) si è verificato un elevato rischio ambientale con una forte vitalità del fungo nelle colture precocemente infettate che, messo in relazione alla fase fenologica del riso di fine botticella-inizio spigatura, ha reso inevitabile la segnalazione con il massimo livello di rischio brusone (livello 3) in 4 postazioni su 6 (tra queste Nibbia e Terdobbiate) e livello 2 nelle restanti postazioni, tra cui Cameriano. Un allarme poi rientrato, come ha mostrato l’esito del monitoraggio diffuso lo scorso 9 agosto. Intanto, sul fronte riso italiano, la crisi determinata dalle importazioni, fa sentire il suo peso anche sul rischio abbandono della coltivazione. “A livello nazionale – dice Paolo Carrà, presidente Ente Nazionale Risi – siamo a circa meno 10mila ettari coltivati ma si registra un maggior equilibrio tra i diversi comparti: è aumentato l’indica, diminuito il tondo  e i risi da risotto. Questo è comunque un dato ancora provvisorio”. E per quanto riguarda l’andamento del mercato, dopo il grido d’allarme lanciato da Paolo Dellarole,  presidente Coldiretti Vercelli Biella, che ha puntato il dito sull’aumento delle importazioni da Myanmar, Carrà aggiune: “Le importazioni, quelle a dazio zero, stanno crescendo; sulle esportazioni siamo in linea, arriveremo a fine campagna con stock finali nella norma”.