Ha 62 anni, il volto segnato da una vita non facile, ma anche da quella determinazione e quell’esperienza che fanno di una donna una grande donna.
Rosa Chiusa ha fondato l’associazione “Solidali“: un gruppo di persone, principalmente mamme, che affrontano insieme e per chi ne ha bisogno quei dolorosi problemi legati ai dusturbi alimentari e all’anoressia.
“Quando mia figlia aveva 18 anni – ci spiega – ha sviluppato i primi problemi alimentari. E’ stato difficile riconoscere la questione: inizialmente, credevo si trattasse di qualche dieta, come spesso fanno le ragazze di quell’età. Poi però la situazione si è aggravata. La difficoltà maggiore sta nel fatto che di questa malattia non si parla volentieri e ci sono poche persone ed operatori sanitari preparati ad affrontarla. Siamo state da una psicologa di Milano, ma dopo un anno di terapia, mi sono resa conto che quel medico stava curando sì la parte psicologica, ma mia figlia continuava a non mangiare e a perdere peso. Quando a specifica domanda mi ha risposto che anche Gandhi digiunava, esterrefatta, mi sono rivolta all’ospedale di Novara dove mia figlia è stata letteralmente presa per i capelli, era una tuta che camminava. Dopo le varie cure, è stata sei mesi a Villa Margherita a Vicenza, una struttura che si occupa di disturbi alimentari, consigliata dalla dottoressa Do. Tre mesi nel centro e tre mesi in un appartamento, per gestire le ragazze anche dal punto di vista dell’autonomia. Per fortuna, a quel punto mia figlia aveva ricominciato a mangiare”.
Ci sono voluti otto anni per uscire completamente da quell’incubo, ma Rosa e sua figlia ce l’hanno fatta. La ragazza da tre anni vive all’estero, dove ha trovato lavoro e una vita normale e soprattutto è lontana da quella drammatica esperienza che ha vissuto. “Torna solo una volta all’anno, ma io e lei ci sentiamo anche tre volte al giorno su Skype. E’ serena, sta bene”. Del resto quella mamma, Rosa, è stata capace, con il suo affetto, di salvare la vita a sua figlia. La più bella prova d’amore che possa capitare!
Ma Rosa non si è fermata: “Nel 2008 nasce il nostro gruppo. Mi sono resa conto che pochi conoscono questa malattia e pochi sanno aiutare chi cerca conforto e sostegno. Grazie alla dottoressa Do ho conosciuto un’altra persona che aveva vissuto un’esperienza molto simile alla mia. Dopo qualche mese è nata l’associazione. Abbiamo iniziato ad occuparci di piccoli progetti, con un corso sui disturbi alimentari. E poi, con il Csv, siamo entrati nelle scuole superiori. Abbiamo bisogno di farci conoscere e soprattutto di far conoscere questo disturbo che, purtroppo, può portare alla morte. Quello che sereve, quando sopraggiunge tale patologia, è sapere cosa fare e come muoversi. Il tempo è preziosissimo per salvare queste ragazze”.
Mentono, sono furbe e anche molto intelligenti, spesso sono ragazze molto belle che però non riescono ad accettarsi. Purtroppo, “l’età si è anche abbassata – conclude Rosa – casi di questo genere si vedono fin dalle scuole elementari. Non è facile riconoscerli subito, ma se si hanno dei dubbi é meglio informarsi. E la nostra associazione è a disposizione di chi ha bisogno di aiuto”.
Una mamma semplice, ma esemplare che, con il suo amore, è riuscita a superare la malattia di una figlia che oggi ha ripreso in mano la sua vita, serenamente, con delle amiche, un lavoro e soprattutto una famiglia straordinaria.